Mentre gli Usa erano sottoposti all’uragano Sandy, sulle coste siciliane si abbatteva un tornado di nome Grillo.
Dopo aver attraversato lo stretto a nuoto, ha girato tutta l’isola, sconvolgendone i riti spagnoleschi e immutabili, così ben descritti nel Gattopardo.
Certo le vecchie facce hanno vinto: al primo posto Crocetta, espressione dell’alleanza Pd-Udc, da subito mondata, dopo lo schieramento a sinistra, del peccato di contiguità mafiosa, sebbene con o senza Cuffaro, l’Udc abbia da sempre sgovernato l’isola.
Al secondo posto l’inedita alleanza tra la destra di Storace ed un pezzo del Pdl, quello del giovane Alfano, sai che novità! Eppure, anche se all’apparenza il successo del Movimento 5 Stelle non ha cambiato le cose, ha introdotto tanta sabbia negli ingranaggi e nulla potrà più essere come prima, anche perché i soldi che oliavano il consenso di tutti i partiti, sono finiti.
Però se la Sicilia decreta che il primo partito è quello di Grillo, vuol dire che alle prossime politiche il tornado sarà forte in tutta Italia.
Chi ingrossa il vento di quel movimento? Un po’ tutti, ma in primo luogo l’elettorato di un centro-destra allo sbando, un ceto medio che vive una forte crisi economica senza protezioni di alcun tipo, che diffida delle vecchie ricette del duo Bersani –Vendola, che conosce la pochezza innovatrice di un terzo polo formato da Rutelli, Fini, Casini, in ordine di irrilevanza, che guarda sconfortato ai deboli tentativi di formare una lista civica per l’Italia. Il giorno del voto questo grosso corpo sociale sa che non avrà una scelta migliore di Grillo e lo voterà.
Anche di fronte all’obiezione che non si può affidare il Paese ad un comico, penserà che sarà sempre meglio che affidarlo a coloro che lo hanno distrutto e a chi dirà che gli esponenti di 5 Stelle sono privi di esperienza, risponderà che è meglio un inesperto, che un mascalzone.
Per questo l’uragano Beppe squasserà le nostre coste, resteranno solo da definirne l’intensità e gli effetti.
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