L’ora di Giorgia Meloni

Non c’è dubbio che questo sia il momento di Giorgia Meloni, che abilmente è rimasta sola all’opposizione, confidando sul fatto che Draghi non avrebbe potuto fare miracoli e che sul suo carro erano già saliti in troppi. Però sarebbe farle un torto nel pensare che il suo successo sia dovuto all’attuale opposizione, in realtà era già cominciato prima, quando aveva rivelato maggior abilità di Salvini, sia nel rinunciare a rivolgersi a troppi elettorati, sia nel crescere sul territorio, con “acquisti” mirati, sia nel posizionamento internazionale, conquistando la guida dei conservatori europei. Se ne sono accorti pure a sinistra con l’apertura di credito del neosegretario del PD, Enrico Letta, il cui obiettivo è chiaro, dividerla da Salvini, per indebolire un asse che pur tra vari travasi di voti, vale mal contato un 40%. Vi è poi nella sinistra l’idea che l’elettorato più recuperabile al neo centrismo di Letta e Conte, sia quello leghista e nordista della Lega, viste anche le difficoltà, peraltro molto accentuate, della giunta lombarda. E’evidente che l’improvviso attacco di ammirazione o di rispetto democratico nei confronti della destra italiana e della sua leader sia basato sull’idea che un centro destra guidato dalla Meloni, più populista e meridionale, sia meno attrattivo e credibile, anche per il venir meno della forza centrista di Berlusconi.

Ora dopo decenni non viene tirata in ballo la pregiudiziale antifascista o costituzionale; cade persino l’evocazione delle “origini fasciste”, ma ben sapendo che è un’arma che verrà tirata fuori con una qualche efficacia, nella futura campagna elettorale.

Dove può arrivare Giorgia? Molto in alto anche a pareggiare il consenso della Lega, visto che Salvini ha diversi problemi: se si espande al sud perde al nord, dove le politiche assistenziali sono guardate con sospetto. Inoltre in Europa, lasciate le destre,  il leghista cerca di costruire un raggruppamento conservatore bis, mentre la fetta più consistente dei suoi elettori vuole un sì convinto all’Europa e all’Euro e per conseguenza un’alleanza coi Popolari, la famiglia politica dominante in Europa  e, per ora, in Germania, nazione con cui il Nord industriale è profondamente integrato. La leader di Fratelli d’Italia ha preparazione e profilo ben definiti, ma un partito con una base veramente populista, in cui poco emergono le istanze di modernizzazione e governo della globalizzazione che ispireranno le scelte del prossimo futuro. Nel rimescolamento politico imposto dalla pandemia, non si può escludere più nulla, anche che una volta fatto il pieno dei consensi identitari, Giorgia apra di più il suo partito alle istanze dei produttori e dei ceti medi, per natura moderati. Qualche segno si vede, come la battaglia contro il cashback, una delle più solenni sciocchezze del governo giallo-rosso. Per ora ci si deve limitare a registrare che il vento soffia forte nelle sue vele. Insomma, è la sua ora.

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