E’ fin troppo evidente che dietro alcuni eminenti tecnici dell’attuale Governo Monti, vi sono legami con il passato.
E’ nota infatti la vicinanza di ministri come Piero Gnudi e Corrado Passera all’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi.
Piero Gnudi, Ministro agli Affari regionali, Turismo e Sport, è un commercialista con studio a Bologna, da sempre democristiano e compagno di bicicletta di Romano Prodi.
Corrado Passera, Ministro allo Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, ha sempre avuto rapporti stretti con Romano Prodi: lo conosceva già quando Passera era assistente dell’Ing. De Benedetti e al suo fianco aveva trattato con l’Iri, alla presidenza vi era Prodi, l’operazione Sme. Nel 1998 Prodi gli affidò l’incarico di Amministratore Delegato di Poste Italiane.
Lo stesso dicasi del Ministro Piero Giarda: ha ricoperto ininterrottamente, dal 1995 al 2001, la carica di sottosegretario, dapprima al Ministero del Tesoro e successivamente al Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica nella XII Legislatura, nella compagine del Governo Dini, e nella legislatura successiva, durante il primo Governo Prodi.
Nel curriculum del Ministro della Giustizia, Paola Severino, nota penalista, appare anche la difesa di nomi eccellenti come Romano Prodi.
E’ altrettanto evidente l’accresciuto peso del Vaticano sul Governo Monti: Andrea Riccardi, ministro alla Cooperazione internazionale e all’Integrazione e maestro di terzomondismo, appare invece come il rappresentante non dichiarato del Vaticano nel Governo Monti: quasi un prete laico, un prete senza veste talare, una guardia svizzera in trasferta.
Quel che è certo è che nell’attuale Governo Monti, la lunga mano della vecchia Dc ha ripreso le redini del gioco, dopo che nel Governo Berlusconi avevano prevalso gli eredi del socialismo craxiano e del liberalismo. Si potrebbe addirittura asserire che il Governo Berlusconi era più a sinistra di quello attuale.
Se si volesse tentare una classificazione politica di questo governo di tecnici, si potrebbe considerarlo come l’erede della vecchia Dc di destra, quella legata alle banche ed alla grande industria.
La discesa in campo della Cei a favore del Governo Monti è di per se emblematica: implosa la Dc, in seguito a Tangentopoli, il Vaticano era alla ricerca disperata di un partito di riferimento con il quale costruire un rapporto privilegiato, al fine di condizionare la politica italiana.
Con il Governo Monti, forse la “lunga marcia” della gerarchia vaticana sembra arrivata a conclusione.
Una differenza però c’è ed è grande: la Dc era un partito popolare che trovava la sua forza dal consenso che riceveva dal voto degli elettori.
La balena bianca, che sembra riemergere dietro le quinte del Governo Monti, è invece uno pseudo partito di tecnici, una sorta di Frankenstein nato in laboratorio e che ha preso vita solo grazie ad un golpe istituzionale attuato con il beneplacito del Presidente della Repubblica.
D’altronde, un Governo presieduto da Aldo Moro, non si sarebbe certo reso protagonista di un assalto all’arma bianca contro i ceti medi e popolari come invece ha condotto il Governo Monti.
Pretendere di ripianare un deficit pubblico gigantesco nell’arco di due anni, deficit maturato in decenni di spesa clientelare e di sprechi, soprattutto durante gli anni ’80, appare, anche a molti economisti, un’impresa folle; un’impresa che, per lo straordinario impatto sociale, può generare una pesante recessione.
Così procedendo, questa balena bianca anomala ed il Vaticano rischiano però di arenarsi sulla spiaggia, come fanno certi grandi cetacei che smarriscono l’orientamento.
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