Occorre alleggerire i parlamentari dalla pressione sistematica dei partiti in quanto, pur non agendo sulla base di un mandato imperativo, i parlamentari devono rispondere del loro operato, prima di tutto ai propri elettori: condizione questa non realizzabile, stante l’attuale legge elettorale che consente ai partiti, a titolo esclusivo,di decidere le liste dei candidati alle Camere.
Con questa legge elettorale si sono trasformati i parlamentari in tanti passa-carte, preoccupati, più che di rispondere del loro operato agli elettori, solo di obbedire al partito, in modo di assicurarsi l’inserimento in lista nelle successive elezioni politiche.
In questo modo si è formato un corpo parlamentare di basso profilo ed auto referenziale che non risponde nemmeno agli elettori del collegio elettorale, mentre il voto di coscienza è stato del tutto estromesso dalla prassi parlamentare.
La stima dei cittadini nei confronti dei partiti è crollata, specie dopo i recenti casi di appropriazione indebita dei fondi pubblici destinati al rimborso delle spese elettorali.
I partiti, dal secondo dopoguerra in poi, hanno permeato di sè, attraverso la prassi della lottizzazione, lo Stato e l’economia, hanno sostituito la prassi del merito con quella della raccomandazione, si sono introdotti, come cavallette, in ogni branca della pubblica amministrazione, creando organismi elefantiaci esclusivamente per ragioni clientelari.
Il primo obiettivo di riforma dello Stato italiano deve essere quindi quello di liberare le Istituzioni dallo strapotere dei partiti.
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