La decisione di scendere di nuovo in campo alle prossime elezioni da parte di Silvio Berlusconi a tutto si presta nelle critiche, tranne che rendere l’attività politica italiana di fine anno sonnolenta.
Non tanto per la presenza fisica dell’ex Premier, ma più per la decisione di possibili nuove alleanze regionali con la Lega Nord di nuovo corso, targata Roberto Maroni. Il Pdl insieme alla Lega arriverebbero, a livello nazionale, comodamente ad un 15%, diventando, secondo i sondaggi, la terza forza politica del paese, dietro la Sinistra di Bersani e Vendola, staccati di 5 punti dal Movimento 5 Stelle.
Almeno per il momento, in attesa di capire in che modo ed attorno a Chi si condenseranno le forze di Centro, tuttora eteree.
Questa situazione in continuo divenire offre una sola certezza: l’ingovernabilità del paese alle prossime elezioni nella formazione del nuovo Esecutivo, il cui mandato sarà dato, in tutta probabilità, a Pier Luigi Bersani.
Come ha descritto dettagliatamente, sul Corriere della Sera del 10 Dicembre, il professor D’Alimonte, politologo e docente di Scienza Politica, Pd-Sel arriverebbe ad ottenere una netta maggioranza alla Camera, ma non la otterrebbe al Senato.
Una situazione politica che ci rimanda nel tempo a due legislature or sono, quando prender randellate a suon di sottomissioni in Aula era il Governo Prodi. La differenza rispetto al recente passato la fanno i mercati finanziari, che non aspetterebbero altro non solo per rompere le ossa al nostro Paese, ma probabilmente anche per mettere seriamente a rischio di sopravvivenza la moneta europea.
Qualche attento osservatore ha pur tuttavia azzardato una tesi da non scartare a priori, che, se fosse veritiera e soprattutto funzionasse, annovererebbe Silvio Berlusconi tra i più scaltri uomini politici della storia d’Italia, accanto ad un Depretis od un Giolitti (non sempre il termine scaltrezza coincide con amor di patria).
Si sa che la situazione più ostica e pericolosa per Berlusconi è senza dubbio un Governo di Sinistra al timone del Paese.
L’unico modo per impedirlo l’anno venturo potrebbe essere rappresentato dalla genesi di un Centro politico robusto, che sia in grado di fronteggiare numericamente Bersani e soci. Non importa che vinca, ma che si batta alla pari fino in fondo e creare le condizioni per cercarne di volta in volta i consensi parlamentari da parte del vincitore. Berlusconi sa benissimo che non potrà esser Lui l’uomo di Centro e sa benissimo che un partito di Destra da Lui rappresentato impedirebbe qualsiasi alleanza con forze politiche della propria area che non sia la Lega e che, di conseguenza, non impedirà alla Sinistra di ottenere il primato.
Risulterebbe una vittoria di Pirro, quella del Pd, perché vedrebbe il varo con alleanze insostenibili nel tempo, ostaggio di oltranzismi che ne farebbero naufragare ogni tentativo di costrutto europeista e risolutivo di problematiche economiche.
Ma quanto basta a procurare danni e guai giuridici al Capo del Pdl ed alle sue aziende. Oltretutto in via delle Botteghe Oscure hanno il dente avvelenato con Berlusconi per essere riuscito a convincere Mastella nel dare la spallata decisiva al passato Governo Prodi, determinati per ciò a fargliela pagare cara. Ecco quindi l’idea che gira in testa a Berlusconi: costringere Mario Monti a scendere nell’agone politico alla guida di un grande centro.
In cambio il leader del Pdl si farebbe da parte, manderebbe per aria una non scontata alleanza con Maroni, ma acquistando Casini ed infine, andando a riposo (l’ennesima avventura nell’arena politica alla sua veneranda età sarebbe troppo faticosa), salverebbe onore ed onere. L’alternativa di portare il Paese allo sfascio economico e sociale, provocando lo stralcio dell’agenda Monti è una minaccia più che concreta nel caso di un coinvolgimento di Silvio Berlusconi nella disputa politica, che tra poche settimane entrerà nel vivo.
E questo lo sanno tutti i partecipanti compresi gli stessi Berlusconi e Monti.