L’Elevato sta uccidendo i 5 Stelle

Dopo il successo nelle elezioni politiche dei 5 Stelle, un loro alto esponente mi confidava, profeticamente, che sarebbero finiti come “L’Uomo Qualunque”. Pure quel movimento era stato fondato da quello che oggi definiremmo un “Elevato”. Di certo quella previsione si sta verificando. Il Movimento diventa sempre più piccolo e contemporaneamente più diviso, vedremo se sopravviverà o se davvero farà la fine dell’Uomo Qualunque. Di certo non fu il giornalista Giannini a decretare la fine del suo movimento, ma la forza dei partiti e la polarizzazione elettorale. Ora i partiti non sono particolarmente forti e i muri ideologici sono crollati, infatti i 5 Stelle hanno costruito le loro fortune anche sul non essere né di destra né di sinistra o per converso nell’essere un po’ di destra e un po’ di sinistra. Questa ambiguità è stata la fonte del successo e anche della crisi. Un movimento che doveva cambiare il Paese in perfetta solitudine, ha finito per allearsi con tutti, mostrando un trasformismo mai conosciuto dall’unità d’Italia. Però un ruolo potrebbe ugualmente averlo, magari come costola del Pd, guidato da Conte, una sorta di Margherita populista, se non fosse per il fondatore. Infatti dopo qualche tempo di autoesilio, Beppe Grillo è tornato a occuparsi di politica, dopo la frettolosa benedizione del governo Draghi, con annessa  supercazzola del ministero della transizione ecologica. Nel giro di pochi giorni ha confermato la regola dei due mandati, e ha cercato di condurre il cavilloso leader in pectore del Nuovo Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, in visita all’ambasciata di Cina.

L’irriformabilità della regola dei due mandati è stata giustificata con l’esigenza di non perdere la purezza rivoluzionaria dell’anima, insensibile alle lusinghe della carriera. Un’idea che muove a tenerezza, quasi a compassione, per un partito che non doveva allearsi con nessuno e si è alleato con tutti, che doveva scardinare l’Europa della finanza e sostiene il governo dell’ex Presidente della Bce. Se quella della purezza rivoluzionaria è l’ennesima balla, vuol dire che il fondatore vuole far fuori una nomenclatura da lui stesso creata e che quando vide il miracolo, lo guardava come un Dio e ora, portato a casa il bottino- e che bottino- gli volta le spalle. Certo la sua sgangherata e dannosa difesa del figlio era indifendibile, ma l’Elevato si è sentito leso nella sua maestà e come Urano cercherà di divorare i suoi figli.

Ancora più bizzarra è l’ospitata all’ambasciata di Cina, a cui il povero Conte s’è sottratto all’ultimo per ragioni di opportunità, come uno studente che fa focaccia per evitare una interrogazione, nelle stesse ore in cui il presidente Draghi si impegnava in Cornovaglia nel G7 in una sfida senza ambiguità alla dittatura cinese. A cui peraltro il Beppe Mao strizza costantemente l’occhio, negando la persecuzione cinese degli Uiguri e lanciando allerta sulla minaccia all’ordine internazionale costituita non da Xi Jinping, ma da Biden. Certo sarebbe utile capire quali siano le ragioni profonde per mantenere simili posizioni, in contrasto con le alleanze tradizionali del Paese, mentre abbiamo come ministro degli Esteri il principale beneficiato del miracolo dell’Elevato. Per dare un senso a tutto questo, non resta che aggrapparsi all’idea che il nostro capo comico voglia fondare un Nuovo Movimento, ridotto ma agguerrito, abitato da nuovi sprovveduti, convinti di abolire povertà e ingiustizia, urlando dai balconi: andrà tutto bene. Se così sarà, avremo il brusco risveglio dalle allucinazioni, dei beneficiati, guidati dai ministri di Giuseppe Conte, che andò per comandare e fu comandato e del Pd che credeva fossimo davanti a un sogno, quello di una nuova sinistra e che Conte fosse Prodi. Di certo da quel sogno farlocco si sono già svegliati gli elettori.

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