In Italia ce ne sono troppe e lo dicono tutti. Abbiamo avuto Ministri della Semplificazione, ma risultati pochi. Siamo la patria del diritto (nel senso che il diritto moderno si basa su quello romano, che non vuol dire de Roma!), ma proprio per questo sappiamo che un buon diritto non è fatto di troppe leggi, che alla fine confliggono e quindi sortiscono l’effetto contrario. La questione non pare oziosa, visto che si parla di riforma della Magistratura. C’è democrazia quanto lo Stato, nelle sue parti, cerca di migliorare se stesso, quindi prima di migliorare gli stipendi e di amplificare le garanzie, ci si aspetta che organi preposti al controllo della costituzionalità e dell’applicazione democratica delle leggi, tentino un riesame del corpus e producano proposte.
Questa delle proposte, nel caso italiano, mancanza delle medesime, è il discrimine vero tra una democrazia partecipata e una dirigista. Da noi ci sono proposte da parte di tutti, ma come enunciati, non strutturate in maniera applicabile. Diciamo che abbiamo confuso le proposte con le enunciazioni. È tanto vero che anche i politici hanno confuso i programmi con le enunciazioni. Prima in maniera più larvata, negli ultimi vent’anni quasi incontinentemente. Ma torniamo al nostro ordinamento giuridico. Altra anomalia è che una qualsiasi legge deve poi essere accompagnata dalle linee guida e non in contemporanea. Ci sono casi in cui le seconde sono arrivate anni dopo la legge. Al di là dell’evidente disagio per i cittadini, si può capire come questo stato di cose, rendendo il diritto “liquido,” tiene gli investitori lontani da questo Paese.
Fatto strano, perché non è vero che non siamo interessanti, se non lo fossimo non ci sarebbero così tanti acquirenti. In Italia gli stranieri vengono per acquistare terre, case, aziende e know how, però per produrre (a meno che non sia vino) se ne tornano a casa loro, anche se le competenze qui sono superiori, perché possono fare un conto economico vero. Anche queste sono ovvietà, le dicono tutti da anni, ma poi allora perché non se n’ è fatto niente?
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