La Lega Nord sembra ormai la Cgil, contraria alla riforma delle pensioni, alle liberalizzazioni, al taglio delle province. L’unica cosa che ha saputo proporre di diverso dalla Camusso è la riapertura del Parlamento del Nord, che nessuno sa cosa sia e soprattutto se voglia dire che la secessione ritorna di moda. Nei 150 anni dell’unità, simili uscite servono solo a dar fiato alla retorica dell’Italia una e indivisibile.
Sarà pure indivisibile, certamente non è una, esistono due Italie: quella del centro-nord e quella meridionale, come dire la Baviera e la Grecia.Quando si parla di industria ci si deve fermare al Lazio, al sud sopravvivono pochi grandi gruppi, per lo più pubblici. Se si parla di finanza e servizi, ci si ferma poco oltre Milano, per la sanità ci si ferma in Toscana, per i servizi pubblici poco oltre. Al sud restano primati non invidiabili: l’emigrazione interna ed estera, l’evasione fiscale, con punte dell’80% del Pil in alcune zone, il lavoro nero, un esempio per tutti: le assistenti odontoiatriche in Emilia sono più di ventimila ed in Sicilia tremila, eppure la seconda ha molti più abitanti, perché? La risposta, facile, è lasciata al lettore. La disoccupazione, in particolare quella giovanile, con punte del 40% in Campania. Purtroppo esistono due Italie e la realtà non cambia perché Bossi straparla di padania, per prendere voti nelle valli alpine. Né cambia la situazione la rivolta dei forconi: al netto di strumentalizzazioni e infiltrazioni, chi protesta deve prendersela coi suoi governanti, prima che con Roma, ma sono gli stessi che i protestanti hanno votato in cambio di: posti pubblici, pensioni fasulle, trasferimenti, ecc.. Ora nessuno può salvare chi non vuol essere salvato e temiamo che alle prossime elezioni, i forconi saranno sostituiti dalle solite schede e dalla solita politica. Lega Nord, Cgil e forconi, hanno in comune la resistenza al cambiamento, discorso facile in un Paese che in fondo ha poca voglia di cambiare
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