L’ANALISI Il GEAB n. 82 preannuncia la ripresa della crisi sistemica globale nel corso del 2014
L’avvio del ‘tapering’porterà ad una massiccia e fo rzata svalutazione del dollaro
E’ del 16 febbraio, l’ultimo estratto pubblico e gratuito del report GEAB n. 82, diffuso dal gruppo di esperti e u r o p e i L e a p / E 2 0 2 0 (www.leap202.eu) e che periodicamente riportiamo all’i nterno della rubrica al fine di fornire una visione molto fuori dal coro ma pur sempre un utile spunto per riflessioni più ampie sulle dinamiche ancora in essere della ‘grande recessione’ avviata nel 2008. Il think tank, prosegue l’analisi di quella che ha ormai da tempo definito ‘crisi sistemica globale’, ripartendo proprio dalla maggior critica alla Fed, ovvero il pretendere di ‘ri so l ve re ’ la crisi attraverso l’accentuazione degli eccessi che l’avevano causata, evidenziando non solo che sarebbe stato inefficace ma che produrrà una crisi al quadrato. Secondo Leap2020, la valanga di liquidità che la Fed ha emesso nel 2013, attraverso il Quantitative Easing, ha permesso il risveglio delle logiche del ‘mondo di prima’, ovvero del debito, delle bolle, della globalizzazione e della finanziarizzazione … ma è stato sufficiente solo un lieve rallentamento nell’a st ro no mi ca quantità di denaro creata ogni mese dalla Banca Centrale degli Stati Uniti perché la crisi, sepolta sotto cumuli di liquidità, abbia ripreso vigor e. Riparte la crisi Ecco che secondo tali analisti, nel corso del 2014 si assisterà nuovamente al ‘nor male ’ svolgersi della crisi sistemica globale. Una crisi storica, che andrà ben al di là della crisi economico-finanziaria e questo perché, accanto ai gravi pericoli per le borse, per le banche, per il settore immobiliare e per l’economia in generale, si assisterà all’amplifica -zione della rabbia della gente, al rifiuto dei sistemi politici, alle crescenti tensioni geopolitiche ed infine al ripiegamento dei blocchi geopolitici su se stessi. La cinghia di distribuzione di questa crisi sarà costituita principalmente dal ‘t ape rin g’, elemento che ha già portato una forte agitazione sulle valute emergenti e che, secondo tale tema, impatterà non solo negativamente sull’economia globale ma tali scosse causeranno un ‘ef fetto boomerang’ proprio sugli Stati Uniti, avviandoli a tutta forza verso una massiccia svalutazione del dollaro. Una svalutazione che destabilizzerà tutto quello che resta del vecchio sistema, in quanto il dollaro ne è il pilastro. L’effetto QE Il QE della Fed ha portato ad un eccesso di liquidità nei mercati finanziari, eccesso che è stato investito dove le dinamiche produttive offrivano le migliori opportunità d’i nvestimento e di guadagno, ovvero nei mercati dei paesi emergenti e fuori dagli Usa. Questo fiume di denaro facile, ovviamente, ha sostenuto in modo artificiale la loro crescita, che avrebbe dovuto essere inferiore, in questi tempi di crisi. Peggio ancora, nel 2013 il QE ha causato la rinascita della logica del ‘mondo di prima’. Il denaro è stato utilizzato per prendere in prestito ancora più soldi, per creare una nuova dipendenza dal dollaro ed una nuova, sfrenata, globalizzazione del pianeta, ignorando gli interessi delle popolazioni e fornendo ‘ossig eno’, ad esempio, ai negoziati relativi ai trattati di libero scambio trans-pacifico, Tpp, e transatlantico, Ttip, ecc. Il massiccio impiego di questi dollari nei paesi emergenti, caratterizzati da una crescita sufficientemente grande da poterli assorbire, spiega in gran parte la mancata svalutazione del dollaro e la mancata inflazione negli Stati Uniti, nonostante la politica della Fed. La svalutazione sarebbe dovuta andare di pari passo con la creazione della moneta, ma è stata finora assorbita dal dinamismo economico del resto del pianeta. Avvio del Tapering Secondo Leap2020, si trattava di un qualcosa che la Fed non poteva continuare a fare a t empo i ndet er mi nat o, i n quanto sempre più persone, nei sui stessi circoli, erano riluttanti a continuare, probabilmente per il fatto che, per avere un buon impatto sull’eco -nomia degli Stati Uniti, la quantità di denaro da immettere sui mercati sarebbe dovuta aumentare in modo costante. Il fatto stesso che il QE, sia rimasto dapprima sullo stesso livello di 85 miliardi di dollari/mese, corrispondeva già ad un rallentamento – ovvero ad un mancato aumento – attuato, in questo caso, per cercare di fuggire dalla trappola. Ma sempre secondo tale think tank, la decisione della Fed di ridurre gradualmente il suo programma di QE, attraverso l’ormai noto ‘taper ing’ n asconderebbe diverse realtà. La prima sarebbe costituita, ovviamente, dalla sua inefficacia nel risollevare l’e conomia reale e, soprattutto, dal notevole rischio di creare bolle e dipendenze varie, distorcendo conse guentemente qualsiasi capacità di comprendere la realtà. A tale proposito può essere utile visionare il grafico allegato e tratto dal sito americano stawealth.com, in cui appare evidente il contributo degli interventi governativi rispetto alla crescita generata negli Usa, ovvero per ogni dollaro di crescita realizzata sono stati impiegati oltre 29 dollari. La seconda, è probabilmente dovuta al desiderio di ‘spet -t a c o l a r i z z a re ’ il fatto che la situazione stava migliorando e che la Fed poteva conseguentemente ritirarsi in modo sicuro. La terza, è la meno confessabile in quanto la Fed era consapevole che i mercati dei paesi emergenti dipendevano notevolmente dalla liquidità che essa stessa aveva creato nel 2013, sapeva benissimo, quindi, che l’annuncio del ‘ta -pering ’ equivaleva a far loro uno sgambetto. E da quel momento, in effetti, i titoli della stampa economica hanno riguardato solo la crisi dei paesi emergenti, mentre la situazione degli Stati Uniti è diventata un fatto del tutto secondar i o. L’effetto boomerang Da inizio 2014, la Fed ha però ridotto il ritmo mensile dei suoi acquisti di 10 miliardi di dollari, e di altri 10 miliardi a febbraio, portandoli a 65 miliardi/mese complessivi. Ed una tale riduzione del sostegno, equivale e dire che un quarto degli ‘aiuti’indiretti ai paesi emergenti è volato via ed è quindi logico che l’attivi -tà economica di quei paesi sia declinata, trascinando con sé anche le rispettive valute. Ma secondo Leap2020, è proprio a questo punto che comincia l‘effetto boomerang’, in quanto gli investimenti occidentali nelle economie emergenti, valgono meno se la valuta di questi ultimi si svaluta e ciò ha causato un grave stress sui mercati finanziari. Ma, fatto ancor più importante, per arrestare il declino delle loro valute, le Banche Centrali dei paesi emergenti hanno cominciato a vendere le loro riserve in dollari, per riacquistare le loro monete sul mercato valutario, causando un surplus nell’offerta di dollari, ed un aumento della domanda di moneta locale. In questo periodo, ad esempio, la Turchia, l’India, il Brasile e l’Indonesia – tra gli altri paesi – stanno offrendo sul mercato decine di miliardi di dollari al mese. Tutto ciò significa che coloro che acquistavano dollari, ovvero i paesi emergenti, sono diventati dei venditori. In altre parole, gli unici paesi in grado di assorbire i dollari in eccesso, ora li respingono. Conclusione Ricapitolando la Fed ed il Tesoro continuano ad inondare il pianeta con 65 miliardi di dollari al mese ma ormai nessuno li vuole. Dov’è che li possono vendere, si chiedono gli analisti del think tank europeo. In parte verso quei paesi produttori di petrolio che ancora usano dollari, ma in particolare verso gli stessi Stati Uniti. Ma poi si domandano, cosa può fare l’economia stagnante di questo paese ed a tal proposito spronano a ricordare quanto già segnalato nel report n.77 in merito alla crisi che sta esplodendo a Puerto Rico ed a suo tempo paragonato ad una potenziale Cipro americana, oppure cita lo stato di crisi di Chicago e la situazione in continua riduzione dei ‘fo od s t am p s ’, ovvero dei buoni alimentari per la popolazione indigente (pilastro dell’aiuto sociale americano), concludendo che non possono fare molto e certamente meno di quanto hanno potuto fare gli stessi paesi emergenti e dunque come a tutti noto, ogni boomerang ritorna al lanciatore perciò secondo Leap2020, la crisi esportata all’ester no ritornerà negli Usa.
L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: rubens.ligabue@gmail.com
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