Sanders, Corbyn, Melenchon, Iglesias: i movimenti che si sono fatti portavoce della protesta dal basso sono riusciti a emergere. Ma è necessario un lavoro minuto nella società. Non chiamarla a raccolta con dichiarazioni e interviste tivù.
Rosa Fioravante, giovane intellettuale che ha curato e introdotto per conto di Castelvecchi editore una importante raccolta di scritti di Bernie Sanders, con altri tre compagni e compagne, ha scritto una lettera di dimissioni da Sinistra Italiana, il partito che ha preso il posto di Sel, sigla della formazione politica di Nichi Vendola. Le ragioni delle dimissioni sono raccolte in una lunga e appassionata lettera che si può trovare nella bacheca Fb della Fioravante. Perché rilancio questa notizia? In fondo i quattro militanti di Si non sono notissimi anche se giovani e intellettualmente preziosi. Neppure la vicenda di Si appare trascinante essendo conclusi i fasti vendoliani. Il tema che viene posto nella lettera affronta però tempestivamente, con un appello all’unità di tutte le forze diverse dal Pd, la questione del modo con cui in Italia si stanno costruendo nuove esperienze di sinistra.
TANTI ESEMPI ALL’ESTERO. Sappiamo come è andata in altri Paesi. Dappertutto c’è stata una leadership carismatica, singolarmente il più delle volte impersonata da “terribili vecchietti” (Sanders, Corbyn, Melenchon) che ha saputo farsi portavoce, ecco la chiave: portavoce, di una protesta degli ultimi, sia socialmente oggi ultimi sia probabilmente ultimi del futuro, contro un establishment non rappresentato solo dalla Casta, ma da un intreccio di poteri economici, politici, burocratici. Movimenti, come si vede, diversi dal M5s che combatte la Casta per lasciare integri gli altri poteri.
LAVORO MINUTO NELLA SOCIETÀ. Questi movimenti si sono insediati con un lavoro minuto nella società, non l’hanno chiamata a raccolta con dichiarazioni e interviste tivù. No, sono andati a sporcarsi le mani con gli ultimi, hanno, come si dice, alzato il culo dalla sedia. Prendiamo per tutti il caso di Podemos, il movimento che appare più organizzato e solido. Alcuni intellettuali di questa area che godono fama di estremismo ideologico, come Yanis Varoufakis, discusso ministro greco in lite con Tsipras, non hanno affidato alle stampe le proprie biografie, ma testi brevi o lunghi di interpretazione del mondo d’oggi. Si sono cimentati con la storia e l’economia, non hanno perso le loro giornate a inseguire il partito da cui si erano separati. Quando non hanno alzato quella cosa lì dalla sedia lo hanno fatto perché hanno studiato.
«SINISTRA COME SERVIZIO, NON SOLO A FINI ELETTORALI». Rosa Fioravante e i suoi amici hanno scritto, in un documento non lungo, due concetti che vorrei sottoporre all’attenzione di chi guarda alle cose di sinistra con ansia, sofferenza e speranza: «Un partito in formazione richiede pratiche di manutenzione minuta e paziente, una visione prospettica di formazione della classe dirigente e passaggi formali che diano piena dignità a tutti i militanti e quadri a prescindere dalla loro vicinanza alla Direzione nazionale». E poi un po’ più avanti: «Occorre un soggetto di sinistra che concepisca la sinistra come servizio, che non abbia fini esclusivamente elettorali, che sappia cogliere e fare proprie le richieste e le proposte che arrivano da chi è sfruttato e deluso dalla sinistra tradizionale». Qui nel concetto di «sinistra tradizionale» vanno comprese anche quelle forze in formazione che puntano al “partito degli eletti” e non al partito degli elettori.
TRASCINARE GLI ULTIMI NELLA STORIA. Tutte le esperienze di tutti i Paesi ci dicono che la sinistra conserva dignità di sé e una prospettiva se riprende a lavorare e a pensare in modo diverso, a non inseguire in modo ancillare né chi ha lasciato, né movimenti populisti di destra. I temi sollevati dalla Fioravante, assieme all’appello unitario, sono l’ultimo grido d’allarme prima che a sinistra del Pd si formi una melassa di partiti e partitini con gruppi dirigenti precostituiti, figli di gravi sconfitte, con personaggi che hanno come unico obiettivo di farsi rieleggere, con un pensiero politico rivolto solo alla contestazione del renzismo. Bisogna volare alto, avrebbe detto un amico che non c’è più. E per volare alto bisogna stare, paradossalmente, nei sotterranei della sofferenza a fare quello che i vecchi partiti hanno fatto nel dopoguerra e negli anni del boom. Puntare al progresso ma trascinare nella storia gli ultimi
Da: Lettera43
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