Nel 1988 la Corte Suprema di Cassazione ha condannato in via definitiva il comico Beppe Grillo ad un anno e tre mesi di carcere in quanto giudicato responsabile della morte di tre persone a seguito di un incidente stradale.
Dopo le recenti elezioni amministrative Grillo ha enfaticamente annunciato che il prossimo appuntamento per il Movimento 5 stelle sarebbe stato quello romano, preannunciando così la sua volontà di entrare in Parlamento.
Questo orientamento apre però una prima contraddizione che lo riguarda personalmente: quella di ambire ad uno scranno parlamentare, ma nel contempo di essere stato condannato, in via definitiva, per un reato commesso.
Uno dei punti importanti del programma del Movimento guidato da Grillo è infatti quello di escludere dal Parlamento i condannati in via definitiva. Un altro aspetto contraddittorio dell’agire politico di Grillo è rappresentato dal fatto che, da un lato si appella ogni giorno alla democrazia ed alla partecipazione, anche in seno ai partiti, e dall’altro dirige, come un faraone dai poteri assoluti, il Movimento 5 stelle. Non solo: Grillo ha sostenuto la necessità di salvaguardare la libertà di espressione e di pensiero a tutti i livelli, ma nel contempo è intervenuto, con piglio autoritario, per impedire che gli esponenti del suo movimento concedessero interviste televisive: cos’è questo se non un “bavaglio” alla libertà di espressione?
Il Movimento 5 stelle è stato spesso identificato, grazie a Grillo, come “il partito del vaffa”, per l’uso disinvolto che questo movimento ha fatto delle parole, a volte giudicate offensive e diffamatorie.
Nel 2003 Grillo patteggiò una multa di 4000 euro al processo che lo vedeva imputato per diffamazione aggravata del premio Nobel, Rita Levi-Montalcini, che Grillo, nel 2001, aveva apostrofato come “vecchia puttana”, insinuando che la scienziata torinese avesse ottenuto il Nobel grazie ad una ditta farmaceutica che materialmente le aveva comprato il premio. Eppure ha giudicato offensive le parole di Beppe Severgnini che, sul Financial Times, lo ha paragonato a Mussolini.
Beppe Severgnini, infatti, tracciando un profilo di Grillo, ne ha ricordato “l’attitudine da showman, la comunicazione unidirezionale e lo stretto controllo del partito”. Punti di contatto, secondo Severgnini, con “uno showman molto più oscuro, una figura pericolosa: Benito Mussolini”. I continui richiami di Grillo ai diseredati, vittime di una politica vorace, appaiono infine in contraddizione con la sua posizione economica e sociale. Dai dati dell’Agenzia delle Entrate è emerso infatti che Grillo, nel 2005, dichiarò un reddito imponibile di 4.272.591 Euro, un reddito non certo popolare.
A questo proposito va aggiunto che Bebbe Grillo, come ha scritto Fosca Bincher sul quotidiano Italia Oggi, in quanto evasore fiscale, ha aderito a due condoni tombali, in relazione alla società Gestimar, di cui detiene il 99 per cento del capitale sociale: tutto ciò mentre il Blog di Grillo si scaglia, ogni giorno, contro i condoni fiscali.
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