I parametri principali adottati dal grande investitore americano, e seguiti sempre con coerenza nel corso della sua carriera. Sono principi che valgono al di là delle oscillazioni di breve…
di Gianluca Marzoli
Avete deciso di investire in borsa per far rendere i vostri risparmi più di quanto renderebbero parcheggiati in banca. Non lo avete mai fatto e volete capire come si fa. Scoprite che ci sono tanti modi diversi, tante strategie, forse anche troppe tanto che orientarsi sembra da subito difficile. Avete sentito parlare di Warren Buffet, impossibile non imbattersi in questo nome: Buffett è uno degli uomini più ricchi del mondo proprio perché sa come investire.
Oppure siete già esperti e volete ampliare le vostre conoscenze. Se è così, sapete già chi è Warren Buffett, e probabilmente avete già un’idea su come opera, ma approfondire è sempre meglio.
Imparare ad investire come Warren Buffett non è però una cosa facile. Altrimenti sarebbero tutti ricchi come lui, no? Le 7 regole che trovate in questo articolo richiedono molte analisi, molti dati e molto controllo di quello accade alle aziende e ai loro risultati reali. Ma sono fatte di parametri oggettivi e verificabili, che può essere un vantaggio, cose che si possono capire. E nel mondo della borsa non è sempre così.
E ora scopriamo quali sono le linee guida che hanno portato Mr. Warren Buffett a diventare l’investitore N.1 al mondo.
Occorre premettere che Buffett non ha mai dettato delle regole o dei parametri da seguire. Però queste sono linee guida che si evincono dalle lettere che annualmente scrive agli azionisti della sua Berkshire Hathaway, dalle interviste che rilascia e soprattutto dal suo modo di comportarsi. Sono i parametri comunque riconosciuti dagli studiosi di Buffett come le sue linee ispiratrici. Anche se, a dirla tutta, non tutti pensano che Buffett abbia seguito sempre e solo queste regole.
Da notare, comunque, che quelle che seguono non sono regole comportamentali riguardanti l’approccio al mercato azionario, ma di parametri oggettivi da verificare sui titoli. Vediamoli in ordine.
1. I manager devono aver gestito
razionalmente i soldi degli azionisti
Decidere se trattenere gli utili o restituirli agli azionisti secondo Buffett è
un esercizio di razionalità. Nel caso in cui i manager hanno le possibilità di
far rendere i soldi di più che altri impieghi nella media di mercato, possono
decidere di trattenere gli utili. Nel caso in cui non abbiano questa
possibilità dovrebbero decidere di restituirli agli azionisti, sotto forma di
dividendi, o sotto forma di riacquisto di azioni proprie. E’ un bivio al quale
Buffett dà molta importanza per il giudizio del management, i quali
tenderebbero a trattenere gli utili per aumentare il loro dominio.
2. L’impresa deve aver veramente aumentato
nel tempo i guadagni dei suoi azionisti
Il cash flow di norma viene calcolato a Wall Street come (a) guadagni operativi
più (b) spese di deperimento e altre spese non-cash. Secondo Buffett è un
indicatore incompleto, al quale bisogna aggiungere (c) reinvestimenti richiesti
dal business. Il (c) è definito da Buffett come “l’ammontare medio delle spese
per impianti ed equipaggiamenti che il business richiede per il mantenimento di
una posizione competitiva di lungo periodo”. Il nuovo indicatore usato al posto
del cash flow, che Buffet chiama “owner earnings” sarà quindi (a)+(b)-(c).
Quando (b) e (c) sono diversi, anche il calcolo tra cash flow e owner earnings
sarà diverso, cosa che succede per la maggior parte delle attività economiche.
Quando (c) eccede (b) l’analisi del cash flow sovrastima la realtà economica
dell’azienda. Quindi porre attenzione a quelle aziende che richiedono grosse
spese ricorrenti in rinnovo dell’impiantistica per mantenersi competitive sul
mercato.
3. Al momento dell’acquisto, la quotazione
deve essere almeno il 25% inferiore al valore intrinseco
Calcolare il valore dell’azienda è tanto
difficile quanto è difficile inserire le giuste variabili: il cash flow netto
che si genererà durante la vita del business, scontato ad un appropriato tasso
di interesse. Buffett usa al posto del cash flow il suo “owner earnings” (punto
2) previsto nel corso della vita del business scontato semplicemente del tasso
dei long-term bond del governo USA. Naturalmente un errore nelle stime può
vanificare il risultato dell’investimento. Buffett usa il suo “margine di
sicurezza” del 25% per ridurre questo rischio. Se ad esempio la stima sarà
sbagliata del 10% in eccesso, Buffett manterrà un ritorno comunque adeguato, se
la stima sarà corretta, o sbagliata per difetto, il ritorno sarà straordinario.
4. I manager devono essere in grado di
convertire le vendite in profitti
Si tratta essenzialmente della capacità di contenere i costi. Ogni volta che
un’azienda annuncia un piano di ristrutturazione per tagliare i costi, per Buffett
è segno che l’azienda fino a quel momento ha avuto degli sprechi e ha speso i
soldi degli azionisti non razionalmente. Sono da considerare quelle aziende che
negli anni hanno sempre mantenuto un livello accettabile di utili sul
fatturato.
5. L’impresa deve aver evitato l’eccesso
di debiti
Le imprese possono aumentare il loro ritorno sui mezzi propri aumentando il
loro rapporto tra il debito di lungo periodo e i mezzi propri. Però, secondo il
grande investitore americano, un buon business deve essere in grado di
guadagnare un buon ritorno senza l’aiuto della leva dei debiti, i quali devono
rimanere ridotti entro limiti di sicurezza in rapporto al cash flow generato.
Le imprese da considerare sono quelle in grado di avere un buon ritorno senza
l’impiego di una grande quantità di debiti.
6. L’impresa deve aver performato in
maniera consistente
Il rapporto utili per azione di per sé non è considerato da Buffett un valido
indicatore. Siccome ogni anno le aziende distribuiscono agli azionisti solo una
parte degli utili, non c’è niente di particolarmente esaltante in un aumento
del 10% dell’utile per azione se nel frattempo la base di capitale è aumentata
del 10%. Buffett preferisce considerare quelle aziende che hanno nel tempo
mantenuto un ottimo return on equity, cioè il ritorno sul capitale investito.
7. I manager devono aver veramente
aumentato il valore per gli azionisti
Si tratta della famosa regola “one dollar for one dollar”. Le aziende ogni anno
decidono quanta parte dell’utile netto (se c’è) deve essere distribuito sotto
forma di dividendi. Il restante viene trattenuto dall’azienda. Se la parte
trattenuta è impiegata bene, il mercato nel lungo periodo lo riconoscerà e il
valore del titolo aumenterà di conseguenza. Si tratta di verificare se la quota
trattenuta si è trasformata nel tempo in apprezzamento del valore del titolo, e
in che misura. Secondo Buffett sono da considerare quelle aziende che per ogni
dollaro trattenuto abbiano creato almeno un dollaro di maggiore
capitalizzazione di mercato del titolo.
Si tratta di regole molto impegnative da rispettare, e soprattutto difficili da tenere sotto controllo; richiedono una grande quantità di dati sulle aziende monitorate, anche in serie storica. L’investimento sulle singole azioni per avere successo nel tempo richiede un grosso sforzo di controllo e di analisi, da parte di persone esperte e preparate. Risultati positivi o negativi sull’investimento in singole azioni senza le adeguate conoscenze ed analisi sono determinati dal caso. E Buffett per diventare l’investitore N°1 al mondo di sicuro non ha lasciato nulla al caso.
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