Che Trump fosse uno sbruffone, negare non si può, però un’idea l’aveva: America first, una rielaborazione da talk televisivo della vecchia tentazione isolazionista molto forte tra i repubblicani. Poi con gran gioia dei progressisti è arrivato lui, Sleepy Joe. Simpatia, affidabilità, esperienza e una vice donna, progressista, di colore, in una parola Bingo. Magari in politica estera Trump aveva una sola idea e il simpatico Joe molte, di certo confuse, oggi in testa più che delle idee ha un alveare e per un Presidente che ha conquistato la Casa Bianca grazie all’esperienza e all’affidabilità, la disastrosa uscita dall’Afghanistan è la frantumazione non solo della sua immagine, ma della credibilità dell’America di fronte ad amici, cosa particolarmente grave, ed avversari.
Certo da quel ginepraio bisognava uscire e sia Obama che Trump si erano mossi in questa direzione, stupisce che l’uomo della competenza, che avrebbe dovuto far dimenticare le improvvisazioni di Trump, abbia gestito così male il tutto. Oggi il gigante americano appare impotente di fronte ai talebani, ora armati fino ai denti anche grazie all’enorme arsenale lasciato loro e che nessuno sa come verrà usato e a chi verrà ceduto e se le cose dovessero complicarsi, il nostro Joe potrebbe fare la fine di Carter e la sua presidenza morire prima ancora di essere nata. Sul piano internazionale siamo all’anno zero della credibilità della politica americana:non si capisce cosa vogliano. In Afganistan combattevano i talebani, aiutati dal Pakistan e finanziati da alcune monarchie del Golfo, alleate degli americani. Cosa già vista in Iraq e Siria, coi curdi abbandonati, per pressione della Turchia, che pur alleata degli americani, si fa gli affari propri e non si capisce cosa faccia nella Nato. Idem per Libia, Libano, ovunque chi sta con gli americani viene ostacolato da alleati dell’America e poi abbandonato dalla grande potenza. Perfino gli europei si sono rotti i cabasisi di tale confusione e minacciano di fare da soli. Magari impugnassero un mitra, invece hanno solo pistole ad acqua. Immaginiamo come si sentano sicuri coreani, taiwanesi, singaporiani, filippini e perfino vietnamiti. Ormai “go home” gli USA se lo urlano da soli e il suo motto “America is back” suona come l’America è tornata a casa sua e senza neppure aver distrutto Al Qaeda. E’ il giorno del trionfo dei nemici dell’America, Iran, Cina, Russia, della gioia contenuta degli amici doppi e tripli, Pakistan, Turchia e dell’amarezza degli amici veri, che hanno messo vite e soldi per seguire una potenza capace ormai di fare guerre che portano solo caos. Purtroppo l’America è tornata a casa e con essa le democrazie alleate e ci vorrà molto tempo perché ritorni al suo ruolo, con buona pace di Sleepy Joe