La Via della Seta

ok2Finalmente Mario Monti è stato costretto a scoprire le carte dell’ultima mano, quella decisiva, per la soluzione del più urgente ed annoso problema del paese: l’enorme debito pubblico. Poi da lì a realizzare il piatto, ne passa.

Il nostro Premier ha pronunciato le paroline magiche, quelle che probabilmente sono musica per le orecchie della Cancelliera Merkel, cioè dismissioni e privatizzazioni: mettere mano finalmente al patrimonio mobiliare ed immobiliare dello Stato.

In sintesi si tratterebbe di trasferire gli attivi pubblici più facilmente valutabili, in termini di mercato, pari a circa 600/700 miliardi di Euro, (un terzo, o quasi, dell’intero patrimonio pubblico, o del debito pubblico se preferite), in distinti veicoli o fondi, che in un primo tempo verranno tenuti a battesimo dalla Cassa Depositi e Prestiti, poi, in un secondo momento, gestiti da professionisti di grandi gruppi internazionali di asset management.

Gli ingenti attivi che lo Stato può vantare sono comunque diversamente distribuiti tra Stato centrale, Province, Regioni e Comuni, questo presuppone che venga adottata una scelta quantitativa e qualitativa dei cespiti, nonché la metodologia tecnica di realizzo economico e sua successiva distribuzione alle competenze titolari per l’abbattimento del debito. In altre parole, ad esempio, gli immobili militari verranno catalogati ed inseriti in un fondo a parte, insieme ad altri di proprietà dell’Agenzia del Demanio, cosicchè i proventi delle vendite future, ma anche da una loro messa a reddito, a seconda della strada di rivalutazione che si intenderà adottare nella gestione del fondo, verranno dirottati direttamente al titolare ultimo, che nel caso specifico è lo Stato.

Oppure la galassia di società municipalizzate od immobili di proprietà dei Comuni od Enti locali, che verranno racchiusi in un fondo ad hoc, i cui proventi, a privatizzazione avvenuta, saranno in parte inviati a Roma per l’abbattimento del debito, in parte rimarranno ai Comuni per far fronte ai debiti locali.Gli asset predisposti nei fondi potrebbero rappresentare anche il modo di offrire quelle famose garanzie necessarie per aderire al piano tedesco di riduzione dei debiti nazionali dell’Eurozona, che porterebbe alla trasformazione dei nostri titoli di debito, più cari in termini di tassi, negli Eurobond, che farebbero risparmiare alle casse dello Stato 3 o 4 punti percentuali di Pil.

Questa, in sintesi, la natura del provvedimento, che dovrà essere studiato nei particolari e che sarà soggetto a cambiamenti operativi, lungo la strada del suo divenire (speriamo non subisca i soliti bizantinismi all’italiana), ma che, se intrapreso con determinazione ed etica morale, è il primo importante passo per ridare propulsione alla crescita e competitività economica al nostro paese. Altre strade non ci sono. Questa è la Via della Seta.

Monti, più o meno sollecitato, auguriamoci si sia persuaso del fatto che continuare sulla strada di un aumento della pressione fiscale su imprese e cittadini per raccogliere gettito, risulta impossibile. Gli ultimi indicatori economici di casa nostra, come il brusco calo di alcune voci di entrata fiscale dovute all’abbassamento di molte saracinesche di imprese private, fanno chiaramente capire che le tasse hanno superato quel livello di guardia oltre il quale si innesca una deflazione economica senza ritorno. Speriamo se ne siano resi conto anche i signori Sindacati che già in preallarme, preparano battaglia, arroccati in posizione difensiva nel mantenimento dei propri diritti: evitare qualsiasi taglio di quella quantità pantagruelica di personale inefficiente e sprecone per non dire inutile, in ogni dove della Pubblica Amministrazione e di conseguenza nelle imprese da essa amministrate, che, educata fin dai primi vagiti, si sente autorizzata o trova normale poppare latte continuamente dalla grande ed inesauribile mammella del pubblico denaro.

Vedi il caso dell’imminente assunzione in regione Sicilia di 24000 precari a far cosa non si sa e che costeranno in più ogni anno 10000 Euro a cranio sul contribuente. Capisco che il termine “tagliare” sia brutale, ma con un atto di modestia da parte dei rappresentanti dei lavoratori (o presunti tali) si potrebbe utilizzare il periodo di cassa integrazione, come formazione o riqualificazione del personale, previa sua ricollocazione laddove ve ne sia domanda.

Speriamo se ne sia resa conto parimenti la politica, la quale non si può più permettere il ludibrio di utilizzare le aziende a partecipazione pubblica come cimitero di lusso di parlamentari trombati, o dispensare  prebende ad amici di Caio o parenti di Tizio nella migliore delle ipotesi! Non dimentichiamo infatti anche gli scandali delle imprese pubbliche, utilizzate come libretti degli assegni, in proporzione da tutti i partiti!

Insomma, la strada intrapresa dal Governo tecnico è disseminata di ostacoli. Forse proprio in vista di quello che sarebbe stato più tardi l’ambizioso programma di privatizzazioni, l’eminenza grigia Patroni Griffi riuscì nel convincere Monti ad arretrare con i Sindacati e con Bersani sulla riforma del lavoro. Tocca anche alla Ragioneria Generale dello Stato fare un passo indietro. Ringraziare il Dott. Canzio per il prezioso lavoro svolto nel tener agganciato il Debito Pubblico al Patrimonio dello Stato nel rapporto 1 a 1, fin dai tempi di Tremonti, quando Bruxelles ce lo imponeva, è doveroso.

Ora però questa esigenza deve passare la mano alla crescita, che inevitabilmente incrocia la via dello sradicare gli attivi statali da una gestione fallimentare per dargli nuova vita, con il Governo attuale e quelli che verranno, che avranno un ruolo chiave di responsabilità etica e morale nell’assicurare che i gioielli di famiglia non cadano nelle mani dei soliti noti (vedi Telecom e Alitalia) , ma vengano create le premesse per una reale libera concorrenza e sana gestione. Una vera occasione per attirare capitali dall’estero come api sul miele e creare occupazione come non mai.

L’alternativa a questo bel quadro, che sembra dipinto in altri secoli, si chiama Argentina o Grecia a seconda delle preferenze paesaggistiche. Con gli elicotteri del Fondo Monetario (pittoresca espressione tanto cara ad Oscar Giannino) che atterreranno a Montecitorio ed imporranno le loro leggi di guerra: soldi necessari per pagare pensioni e stipendi in cambio di una loro diminuzione drastica ed un impegnativo piano di licenziamenti nei settori pubblici.

Si può facilmente immaginare cosa potrebbe succedere.

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