La riforma elettorale:attenti al bipolarismo forzato

download (2) Sulla stampa specializzata e non, qualche saggista continua a mettere in guardia dai pericoli di una riforma che, se dovesse obbedire pedissequamente alla (pare) prevalente volontà di esponenti di alcune forze politiche (PD, Forza Italia, 5Stelle), si andae “obbligatoriamente “ verso un sistema politico-parlamentare del tipo bipolare rigido, nella logica salvifica del “chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori “ nei giochi del controllo dei poteri statuali.

Renzi nel suo discorso d’incoronazione, all’Assemblea nazionale di Milano del 15 dicembre, ha rilanciato l’urgenza di una riforma del sistema elettorale assicurando di essere disponibile «ad una legge che restituisca la possibilità di scelta ai cittadini salvaguardando il bipolarismo». La nuova responsabile “renziana” per le riforme, l’on. Maria Elena Boschi (un tempo queste definizioni correntizie erano bandite dai neofiti della nuova politica,si vede che ai sodali del sindaco fiorentino sono cose nuove?!) aveva già anticipato, in un’intervista a Repubblica, le caratteristiche imprescindibili della nuova legge: «Il riavvicinamento dei cittadini con un rapporto più diretto fra elettore ed eletto, la governabilità e la certezza del risultato il giorno stesso in cui si vota». A poco più di una manciata di settimane dall’annuncio della storica sentenza della Consulta, che ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, cancellando i due istituti salienti del premio di maggioranza e della lista bloccata, anche i nuovi attori politici dimostrano di voler andare avanti sulla strada dell’ingegneria elettorale incuranti di ogni richiamo alla coerenza costituzionale.In altre parole l’esigenza della governabilità deve prevalere a tutti i costi sulle garanzie della rappresentatività del corpo elettorale. L’importanza della sentenza della Corte Costituzionale risiede nel fatto che essa, per la prima volta e con autorità di giudicato, ha statuito che la materia elettorale – considerata dalla politica un suo dominio riservato – non può essere ritenuta una zona franca, svincolata dal diritto. Anche le leggi ed i sistemi elettorali devono essere coerenti con le regole ed i principi della democrazia costituzionale come disegnata dai padri costituenti.

Queste regole prevedono che il voto debba essere libero (il che significa possibilità di scegliere più proposte politiche) ed uguale (il che significa che non ci deve essere un quoziente di maggioranza e uno di minoranza, come prevede il Porcellum) e conseguentemente il ceto dei rappresentanti deve essere rappresentativo della pluralità di interessi, bisogni e domande presenti nel corpo elettorale e nella società italiana, poiché tutti i cittadini hanno diritto di concorrere a determinare la politica nazionale (art. 49 Cost.).

Nella Costituzione non c’è la democrazia dell’investitura; il corpo elettorale non viene chiamato ad eleggere un Governo, né tanto meno un Capo politico da cui farsi comandare per 5 anni, salva la possibilità di cambiarlo alla scadenza del mandato. Che il sistema politico sia bipolare, tripolare o quadripolare, non lo possono determinare con trucchi o artifici vari le leggi elettorali: è una scelta che spetta al corpo elettorale (poiché il voto è libero) e dipende dalla capacità dei partiti politici di aggregare consenso nella società.

Il Porcellum è stato dichiarato incostituzionale proprio perché tendeva ad imporre al corpo elettorale un sistema bipolare ad ogni costo; anche a quello di provocare una distorsione radicale della volontà espressa dagli elettori, al punto di raddoppiare per alcune forze i seggi rispetto ai voti conseguiti. Le elezioni del febbraio 2013 hanno frantumato la camicia di forza bipolare, che il Porcellum voleva imporre al corpo elettorale, dimostrando che il pluralismo politico non può essere cancellato per legge. Il risultato è stato che una coalizione che ha ricevuto dagli elettori 10.047.808 di voti ha ottenuto alla Camera 340 seggi, mentre le altre coalizioni che hanno ricevuto in totale 22.203.645 di voti hanno ottenuto 273 seggi. Questo significa,secondo un semplice calcolo che ci fa il magistrato Domenico Gallo (autore del bel volume “ Da sudditi a cittadini. Il percorso della democrazia”), utilizzando un criterio matematico, che il voto espresso da un elettore per la coalizione premiata vale 2,66 (sic. !) volte il voto espresso dagli altri elettori.Se i sistemi elettorali distorcono la volontà espressa dagli elettori – perché comunque si deve proclamare un vincitore per garantire la governabilità – il risultato non può che essere quello di sancire la disuguaglianza del voto e di spingere milioni di persone fuori dal circuito della democrazia rappresentativa. Sacrificando in questo modo la rappresentatività e l’eguaglianza degli elettori si scalfisce profondamente il principio supremo che attribuisce la sovranità al popolo e si muta la fisionomia della democrazia costituzionale.

È singolare che proprio quando l’orribile Porcellum è stato trasformato in una legge elettorale compatibile con la Costituzione il mondo politico abbia scoperto l’urgenza della riforma elettorale. Naturalmente il Parlamento è libero di intervenire ed introdurre delle modifiche al sistema elettorale,questo però non deve rappresentare l’interesse prevalente delle forse che stanno nel PD, in Forza Italia o in Cinque Stelle, ma questi ,illustri ma forse poco competenti parlamentari, nel disegnare una riforma dovrebbero sempre rispettare il parametro della compatibilità del sistema elettorale con la Costituzione repubblicana e non può sacrificare alla governabilità il pluralismo politico e la rappresentatività delle Assemblee parlamentari, inseguendo miti anticostituzionali. ad es. le manie personalistiche del tipo, il premier come “sindaco d’Italia “!

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