Le lacrime di Bersani, versate nel salotto di Vespa, in occasione delle recenti primarie del Pd, sono apparse come l’ennesimo episodio di comunicazione televisiva che sfrutta i sentimenti e l’emotività degli spettatori, anziché prediligere la ragione e la capacità di discernimento.
In effetti, la scelta di Vespa, in occasione dell’ultima intervista a Bersani prima del ballottaggio finale, di mandare in onda un servizio, di diversi anni prima, che riportava le testimonianze dei genitori di Bersani stesso, è apparsa un po’ “sospetta”, forse un po’ esagerata. Recentemente hanno destato perplessità anche le lacrime del ministro, Elsa Fornero, un politico “coccodrillo”, travestito da tecnico, che, dopo avere “stravolto” il sistema previdenziale, a danno dei lavoratori dipendenti, ha pensato bene di piangere lacrime copiose, quanto ipocrite, davanti alle telecamere.
Nella sinistra però vi sono stati altri precedenti significativi: basta ricordare, a queste proposito, le lacrime di Occhetto che, dopo avere seppellito il Pci e novant’anni di storia comunista, ha pianto calde lacrime. Anche Livia Turco è solita versare lacrime quando l’emozione della politica la sovrasta, soprattutto quando si trova ad essere ospite di programmi televisivi. Graziano Delrio, dopo avere appreso che sarebbe stato candidato per la seconda volta a Sindaco di Reggio Emilia, pianse copiose lacrime: forse non ci credeva nemmeno lui. La destra pero non è da meno: anche l’ex camerata Fini si commosse e pianse nel finale del discorso che chiuse l’ultimo congresso di AN. Persino Berlusconi pianse di fronte al dramma dei migranti albanesi sbarcati a Brindisi: naturalmente lo fece davanti alle telecamere di un programma televisivo.
Anche la convention che decise lo scioglimento di Forza Italia, al fine di fondare il Pdl, fu occasione di nuove lacrime per Berlusconi: forse nei giorni scorsi è tornato a versarle, pensando con nostalgia ai bei tempi nei quali poteva governare il partito come un monarca assoluto. Nel mondo dello spettacolo vi è stato chi, prima dei politici, è ricorso all’espediente delle lacrime televisive: Sandra Milo, infatti, inaugurò una comunicazione fatta di lacrime, di invenzioni e di drammatizzazioni, allo scopo esclusivo di catturare l’attenzione del pubblico e di aumentare l’audience. Si sfruttano i sentimenti della gente, conoscendo la tendenza del grande pubblico ad “infatuarsi” dei politici che gli assomigliano: i politici che piangono e si emozionano alla pari di qualsiasi essere umano. Un gruppo di spettatori, dopo le lacrime di Bersani versate nel salotto di Vespa, si è infatti così espresso: ha fatto bene Bersani a mostrare le sue debolezza, in fondo è un uomo semplice come noi, un uomo della strada. L’uso delle lacrime nei talk show rappresenta dunque una prassi largamente diffusa, ma eticamente discutibile, in quanto, quasi sempre, ingannevole e strumentale.
Oggi, dopo che si sono concluse le primarie del Pd, che hanno visto la vittoria di Bersani è legittimo chiedersi: in che misura quelle lacrime, versate a “porta a porta”, hanno influito sulla sua vittoria, in ragione dell’emotività del pubblico? Gustave Le Bon, nel suo fondamentale “Psicologia delle Folle” ha scritto: “La semplicità e l’esagerazione dei sentimenti liberano le folle dal dubbio e dall’incertezza”.