In questi anni, Salvini ha ragionato molto da capo
partito, per far uscire la Lega dall’angolo del 4%, raccolto solo al Nord e per
questo ha cannibalizzato la sua coalizione, a scapito del messaggio di
unità, con il doppio uso dei social e delle piazze ha attratto il 30% degli
elettori, soprattutto nelle zone rurali e nelle periferie, lasciando indietro quei
corpi intermedi moderati che avrebbero peraltro potuto rappresentare la fucina
di una classe dirigente. Ora il Consiglio Federale, nominando una sorta di
Governo ombra, ha avviato una svolta, non solo completando la trasformazione da
partito del Nord a partito nazionale, ma
tentando di fare della Lega un partito che partendo da una forte base di
amministratori locali, sia in grado di competere col Pd, anche nelle Città e
perfino nelle zone Ztl
Credo vada letta così la nomina di Giorgetti a responsabile esteri del
Carroccio. Giorgetti non sta pensando a Palazzo Chigi, bensì, spinto dalla
classe di governo del nord della Lega e da una parte di Forza Italia, punta con il consenso di Salvini a creare
una grande forza moderata che, lungi dallo scimmiottare lo
scudo crociato, interpreti quei valori liberali e riformatori che possono
garantirle di diventare stabile forza di governo. Ciò partendo dal ridisegnare
il perimetro delle alleanze internazionali ed Europee, anche tenendo conto
della riduzione di Forza Italia e della crescita di Giorgia Meloni che sta
riportando a casa i voti di Alleanza Nazionale, che erano confluiti nel PDL. Si
può leggere così lo schieramento a favore di Israele e il lancio della
candidatura di Mario Draghi a Presidente della Repubblica, in alternativa alla
probabile riconferma di Mattarella. Si
possono leggere così le candidature di consiglieri comunali eletti nelle liste
civiche, con cui portare avanti questo progetto, perché portano voti e quadri
nuovi ad un partito, cresciuto così tanto e con così motivate ambizioni. Credo
che questo sia, ad esempio il modo corretto di leggere la candidatura di Cinzia
Rubertelli, che tante resistenze ha incontrato nella Lega locale. Ogni percorso
nuovo presenta delle difficoltà, ma apre anche nuove opportunità e porta a
sfide più ambiziose. Se si abbandonano i personalismi e la difesa di piccole
rendite, è un bene per la Lega, per tutto il centro-destra e per il Paese, soprattutto
in un’epoca che vede rinascere il bipolarismo. I problemi dell’Italia sono
molti e molto seri: la globalizzazione, cavalcata acriticamente dalla sinistra,
li ha resi ancora più acuti e sarebbe bene che si riflettesse, soprattutto a
sinistra, sulla necessità di una nuova legittimazione da parte di tutte le
forze politiche. Il problema di un Paese che non cresce da decenni, non si
risolve con singoli provvedimenti, come pure quello necessario di un
abbassamento delle tasse, ma creando un ambiente favorevole allo sviluppo delle
imprese, attraverso l’abbattimento della burocrazia, una giustizia celere, una
seria riforma fiscale e una sua forte semplificazione. Solo così le imprese
resteranno e torneranno e con esse nuovi investitori. Un Paese che cresce
nell’ordine, riuscirà anche a trattenere i suoi giovani e ad invertire il trend
demografico, interrompendo il suo lento declino. In coda voglio ricordare che
negli ultimi dieci anni la sinistra è sempre stata al governo, con l’eccezione
dei diciotto mesi del governo giallo-verde. Il che dovrebbe indurre anch’essa
ad una seria riflessione.
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