Il filosofo cinese Lao Tse, fondatore del taoismo, è l’autore di una frase che calza a pennello per Giorgia Meloni: “Ogni lungo viaggio comincia con un primo passo”. Ad onor del vero il primo passo, avvenuto nel Natale del 2012 con la fondazione di Fratelli d’Italia, non fu un grande passo: alla prova del voto prese l’ 1,9%, nel 2013 mancò alle europee la soglia di sbarramento del 4%. Erano gli anni di Berlusconi e poi di Salvini e pure alle elezioni di cinque anni fa, non usci dal ruolo di ultima col suo 6,7%, ma da allora Giorgia ha cominciato a correre, non sbagliando nulla, mentre Berlusconi declinava e Salvini inanellava solo errori. Di certo, a prescindere da come finirà, la ragazza come la chiamava Berlusconi, è entrata nella storia: prima presidente donna dalla nascita della Repubblica, primo premier per la destra post-fascista, primo premier di un governo di centro-destra che non si accontenta di governare, ma rivendica una forte connotazione identitaria, contrapposta alla cultura dominante della sinistra. Aggiungo che la “coattona” della Garbatella, come la definisce impunemente con pessimo gusto Oliviero Toscani, è riuscita a rimettere al loro posto due leader esuberanti e un po’ confusi come Salvini e Berlusconi, lasciando intravvedere un po’ del metodo Draghi: si tratta. ma poi decide lei. La sinistra tramortita urla al fascismo e alla fine dei diritti, che sono per loro quelli della zona delle mutande, non certo quelli sociali. La Meloni ,on eliminerà i primi, ma non ne farà certo l’esaltazione, mentre lavorerà sui secondi, una vecchia tradizione della destra sociale. Ha formato un governo politico, senza le stelle del governo Draghi, ma non inferiore a quelli di Conte. Del resto neppure i ministri di Draghi erano tutti fenomeni, venivano illuminati dalla classe del primo ministro, non si può dire che Tajani sia inferiore a Di Maio. Ora si tratta di capire se la lunga marcia sia quella iniziata nel 2012 o quella che inizia oggi. La Meloni prende la guida della Nazione, come tiene a precisare, in uno dei momenti più bui. Non deve temere gli alleati, né le opposizioni, ma l’enorme montagna dei problemi, se vuole emulare la Tatcher e non diventare la Truss, deve dire all’Italia la verità, fare le cose necessarie e rimandare i sogni, in particolare dei suoi alleati, che oggi potrebbero solo trasformarsi in incubi. Si può dire, in attesa di vedere i risultati, che la destra ha trovato una leader forte. Per sapere se la Nazione ha trovato una statista, bisognerà attendere.
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