Non sapendo a chi votarsi, i greci hanno scelto Syriza e francamente ci si aspettava dal nuovo governo un atteggiamento negoziale ma serio, invece è un misto di demagogia, populismo, inesperienza, incompetenza e indecisionismo. I greci non pagano le tasse, non solo gli evasori, non le paga proprio nessuno e il governo non monta un sistema di riscossione, né toglie i privilegi agli armatori, né arresta gli evasori, per governare così, bastava Samaras, non c’era bisogno di mandare ai negoziati un bellimbusto come Varufakis, con i suoi giubbotti di pelle, la moto da figo, la moglie ex bellona, ma ricca e l’aria strafottente. In mesi di trattative, non è stato capace di rimediare uno straccio di programma. Certo lui snobba le cene dei diciotto, come fosse la Merkel, ma se ciò ha esaltato l’orgoglio dei greci, ha fatto incavolare tutti, con l’eccezione di quel don Abbondio del nostro ministro Padovan. Particolarmente di fronte a tanto fancazzismo, si sono arrabbiati i paesi che i sacrifici li hanno fatti, come la Slovenia che, col ministro Dusan, ha chiesto si discutesse del default greco. Già è difficile salvare un malato che collabora, impossibile farlo con chi continua a sbronzarsi come nulla fosse, per questo probabilmente ha ragione Dusan, che i greci vadano a Varufakis, tanto i conti da pagare non finiranno mai. Per l’Italia sono al momento quaranta miliardi, quattro volte la manovra degli ottanta euro. Se Renzi lo scopre, Tsipras fa la fine di Letta.
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