Alle regionali, pur non brillando, il Pd poteva dire di aver vinto nel numero delle regioni conquistate, anche se mai il centrodestra era apparso così diviso e debole. Renzi aveva esaltato la vittoria, tacendo della imbarazzante situazione creatasi in Campania, con l’elezione di De Luca. Nella precedente tornata amministrativa, abbinata alle europee però aveva stravinto e le recenti regionali segnalavano una difficoltà del Pd e una rinascita dei vari pezzi del centrodestra. Ora il secondo turno delle comunali, dove le risse nazionali sono più lontane, ci consegna un centrodestra vincente, anche se ad ala variabile, al nord senza i centristi e al centro sud senza la Lega. Insomma, il vecchio schema del ‘ 94, ancora poco per gli inni di vittoria, ma abbastanza per allontanare la nenia funebre. Il Pd invece perde, sia con la vecchia guardia, che aveva tenuto alle regionali, vedi Casson a Venezia, che con i giovani Renziani, che non avevano tenuto alle regionali, vedi Arezzo. Ora si dirà che è colpa del mancato rinnovamento. Balle! Il caso Giuliano in Campania dimostra che vincono i vecchi politici, il candidato di De Luca, estromesso perchè indagato, trionfa e mette ai margini il Pd di Renzi. Una cosa Renzi ha capito, se vuoi vincere al sud, devi essere elastico sulla questione morale, ma se sei elastico, perdi al centro nord. Si tratta di una frenata, non certo di uno stop definitivo, Renzi resta la più credibile ipotesi di governo, ma ora la volpe fiorentina deve governare, in primo luogo l’immigrazione, una bomba devastante, poi l’economia, che a causa della crisi greca potrebbe rallentare ancora. Le riforme vere: fisco, pubblica amministrazione, giustizia, sono al palo e quella costituzionale arranca. Qui si misura il governo Renzi e per ora i risultati sono scarsi. Inoltre si vedono i limiti del doppio ruolo di premier e segretario del Pd, un nodo che andrà sciolto, anche se la volpe fiorentina sa che se perde la guida del partito, nulla è più sicuro, come ha sperimentato Enrico Letta.
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