Dopo molti anni di attesa e la bruciatura di tanti delfini, Re Silvio ha iniziato le pratiche per la sua successione. I giornali scrivono che l’erede al trono del centro-destra è Salvini, può darsi, ma crediamo che il vero erede sia piuttosto la Lega, di cui Salvini è il regnante pro tempore. Certo, rispetto al tempo del predellino, periodo in cui Silvio era padrone d’Italia, la cosa è molto diversa, porta con sè la tristezza di ogni abdicazione, ma non si può non notare che in questo passo d’addio il nostro insegue l’ immortalità politica. Può sembrare la scena di un anziano leader che ancora sogna i fasti del passato, come Gloria Swanson in Viale del tramonto, ma è il solito Cavaliere, il grande impresario di se stesso, che alla fine va dove si vince: con quella Lega che fin dai tempi di Bossi condivide molte idee e gran parte dell’elettorato. Pur avendo probabilmente una maggior simpatia per la Meloni, non poteva scegliere la Garbatella invece di Milano. L’idea di questa alleanza, guarda molto all’Europa ed è figlia dell’evoluzione europeista e atlantista della Lega, più che di Salvini stesso. Guarda all’approdo di questo nuovo contenitore moderato nella grande famiglia dei Popolari, che hanno bisogno pure loro di energie nuove. Tiene conto della necessità di un polo aggregante del centro politico, che allarghi il centro- destra ai figli ripudiati del Pd, come Renzi, Calenda e Più Europa, su cui cercheranno di convergere anche Letta e Conte. Certo vi è anche l’idea di contenere l’avanzata impetuosa della Meloni, ma l’obbiettivo vero è la costituzione di una forza di governo alternativa alla sinistra, senza la cui alleanza la Meloni sarebbe condannata alla marginalità. Dietro questo passo vi è la consapevolezza che Forza Italia, senza un approdo esploderebbe, magari questa operazione farà perdere pezzi, ma senza sarebbe anche peggio.
Pure oggi, come nel 2007, il Cavaliere capisce che bisogna rimescolare le carte, anche perché il centro ha perso la sua forza e delfini non se ne vedono, anche perché sono più di dieci anni che la destra non vince e gli eletti di Forza Italia hanno spesso fatto da ancelle ai governi di una sinistra a sua volta incapace di vincere. Se non puoi battere i tuoi alleati più giovani e più radicati, trasformali. Questo è il motto del Cavaliere e pazienza se Toti, la Carfagna e la Gelmini, non ci stanno. Alla stretta delle elezioni si dovranno accodare, a meno di andare con Letta e Conte. Adesso i detrattori diranno tutti e giustamente che il Cavaliere sta firmando l’annessione di Forza Italia alla Lega. Ma è presto per dire che ha perso, intanto perché occorrerà tempo, poi perché in fondo chi si sposta è la Lega e infine perché i cambi di schema sovente portano anche al cambio del capitano.
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