La deriva

104232518-ade28d19-e27c-488b-872d-83cacd91d9f0 Se ascoltiamo i nostri politici, anche superficialmente, ci accorgiamo che tra noi e loro ci sono poche cose in comune. Loro vivono un’altra realtà. E non basta la diversità delle entrate, o la certezza di una retribuzione dove e comunque. Neppure si può sempre parlare di falsità. Di inganno.  Sembrano proprio un mondo differente, anche quando parla delle nostre difficoltà e dei problemi oggettivi del paese. All’inizio non lo percepivo, attribuivo a loro categorie vere per me ma distorte. L’altra sera sentendo parlare il ministro Carrozza ho capito che eravamo corpi quasi estranei.  Un po’ come la deriva dei continenti : eravamo, prima un’unica terra, ora siamo divisi da un mare, e quindi dove prima c’era circolazione di uomini e quindi di idee ora c’è un distacco quasi totale.

La sentivo parlare della scuola (il suo ministero) come se non ci fosse mai andata, come se non sapesse non solo come è ordinata, ma addirittura le finalità della medesima. Teorizzava di una scuola che insegna la comprensione dell’arte, sia essa musica o pittura, in cui tutti raggiungono gli stessi risultati, ma senza aiuti, solo con le loro capacità. Neppure per un minuto ho sentito parlare di meccanici, muratori, elettricisti, commesse, no, solo di ricercatori, professori universitari. Di elite insomma. E ho capito.

La politica in trent’anni di autoreferenzialità ha creato una casta, come la intende Platone, immobile, che genera il suo ricambio, parla uno specifico linguaggio, ha comportamenti differenti dai nostri. Noi quando ci incontriamo, ci salutiamo, parliamo e solo dopo un po’, se di opinioni totalmente differenti, iniziamo ad alzare la voce. Loro no. Quando si incontrano in pubblico, talk show, si insultano, si danno sulla voce, cercano di impedire agli altri di esporre le proprie idee. Poi se vengono ripresi negli intervalli pubblicitari, li vediamo scherzare, darsi pacche sulla schiena.

Ormai non capiscono un mondo senza di loro o i loro privilegi,  non sanno niente della vita reale, sanno solo circondarsi di consenzienti. Tra la loro realtà e la nostra ci sono le scorte, le auto blu, i commessi dei vari palazzi, i direttori dei ministeri che loro stessi nominano e quando cambia ministro, nessuno va a casa. Si è formato un mare, una palude di piaceri incrociati, di sperpero. Di incompetenza.

Per questo un ministro della Pubblica Istruzione parla d’arte, di Michelangelo o Beethoven, ma non di muratori. Non le viene in mente di preoccuparsi della conoscenza delle lingue straniere, loro le hanno imparate da bambini, era normale. Il problema dell’abbandono scolastico o della difficoltà di apprendimento è cosa da lasciare ai  collaboratori che infioretteranno qualche frasetta d’effetto sul tema.

Questo è ciò che ci sta mangiando come una cancrena. Questo distacco tra il paese reale e il loro mondo ovattato. Sentire la Carrozza, guardare la faccia “testimonial” della Boldrini, mi mette una tristezza infinita, sono signore ancora giovani, ma di un altro universo, forse parallelo al nostro, ma differente.  È l’impressione opposta che ho quando sento parlare Papa Francesco e quando ascoltavo Don Gallo. Questa è sintonia con il paese e con noi, l’altra è rimasticatura della realtà. Peccato che siano i politici a fare la nostra.

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