Vai Matteo, vai grande campione, che Bersani ti segue su quello stradone…
In un Paese di maggior mobilità sociale e politica sarebbe così, nella realtà il segretario del Pd precede l’outsider, questa è almeno la nostra opinione.
Contro il giovane Renzi congiurano troppi interessi: quelli della inamovibile nomenclatura ex comunista, simboleggiata da D’Alema, un tempo giovane pioniere togliattiano, sopravvissuto a tutte le sconfitte politiche e, ancor più grave, a quelle storiche.
Gli interessi dei revenants ex democristiani, come Marini, Castagnetti, Bindi e Prodi, quelli dei loro cloni, mai stati giovani: i vari Franceschini e Letta, quelli dei giovani del Pd, Fassina, Orfini e altri, tanto affamati di potere e notorietà, quanto poveri di idee.
In fondo in un Pd che sta tornando, unendosi con Vendola, ad essere il partito antecedente la Bolognina, Renzi è un estraneo, anzi un alieno.
Così alieno che viene da chiedersi perché voglia candidarsi alle primarie di un partito in cui tutto gli è estraneo, compresa una base di iscritti fortemente conservatrice.
Potrebbero portarlo in alto gli elettori, stanchi di una nomenclatura vecchia e colpevole del disastro in cui versa il Paese, avendolo governato a Roma, nei comuni e nelle regioni, in alcuni casi senza interruzioni dalla fine della seconda guerra mondiale.
Poi cosa potrebbe fare? Poco o nulla, certo meno di Prodi, più navigatore, potente ed accettato.
Per chi vuole far saltare il vecchio ordine, esiste solo la strada di una nuova proposta politica, se non avrà il coraggio di mollare i vecchi ormeggi, il giovane Matteo farà una splendida e inutile battaglia e la sua fuga per la vittoria si trasformerà in una mesta ritirata, a meno che non accetti di farsi comprare con una manciata di deputati.
Il potere è sempre paterno con chi si adegua.
Devi accedere per postare un commento.