Cosa pubblica, cosa nostra, casa nostra

mafia_camorra_ndrangheta_N-300x190Cosa pubblica, cosa nostra, casa nostra. Il sindaco Vecchi di Reggio Emilia, che si occupa di cosa pubblica, cioè del governo della Città, denuncia, soprattutto dopo gli oltre cento arresti dell’indagine Aemilia, Cosa Nostra e viene oggi attaccato dai grillini per aver comprato casa da un indagato per ‘Ndrangheta. Anzi, la casa l’ha comprata la moglie, ma lui ovviamente ci abita. I fatti sono questi, Vecchi si dichiara estraneo a tutto, ma dai tempi di Scajola, questa scusa regge poco, il Pd fa muro, con il ragionamento che siccome Reggio è stata costruita dai cutresi, molti hanno comprato casa da loro, magari anche i grillini. Giusto, in una Città in cui esistevano i reati e mancavano le indagini, nessuno sapeva nulla, però qualcuno avrà ben autorizzato questi imprenditori cutresi a costruire mezza Città, magari in accordo o in sub-appalto con le cooperative rosse. Possono i permessi essere stati concessi, senza che la direttrice dell’ufficio urbanistico, cioè la moglie dell’attuale sindaco, non ne sapesse nulla? Non crediamo, anche se non era tenuta a sapere che erano aziende in odore di mafia. Però il Prefetto De Miro ci mise poco a capire, mentre il Pd non si è accorto di nulla per decenni, nonostante i morti, una bomba al bar Pendolino, nonostante la guerra tra i clan Dragone- Aracri, nonostante gli incendi delle auto e quelli nei cantieri. Anzi, fino a pochi anni fa la Presidente provinciale Masini strappava i cartelli di chi parlava di mafia a Reggio. Poi il fatto in cui è incorso Vecchi era già accaduto al sindaco di Fabbrico, già segretario provinciale del Pd, quindi i segnali non mancavano. Personalmente non ho difficoltà a credere alla buona fede del sindaco, ma con altrettanta chiarezza non credo che il gruppo dirigente che governa da sempre la Città fosse ignaro di tutto. Se ti arrestano in una sola volta più di cento persone e te ne indagano quasi duecento, vuol dire che il fenomeno è bello grosso e se nessuno se ne accorge, come minimo siamo guidati da sprovveduti, cosa un po’ difficile da credere. Ora un muro sta crollando e non è quello, che a suo dire, ha investito il sindaco, è quello di un potere che ha spesso mescolato cosa pubblica e affari del partito, assunto amici, nominato dirigenti i compagni, controllato ogni aspetto della vita cittadina. C’è da augurarsi che i giudici bolognesi non si fermino, ma scoprano quel vasto sottobosco di politici, impiegati, professionisti, senza i quali la mafia non avrebbe potuto radicarsi, né avere permessi edificatori, né gestire i propri affari. In Italia si intercetta anche il gatto, ma a Reggio non abbiamo mai avuto un’ intercettazione. Eppure qualche contatto con i costruttori cutresi veniva tenuto, almeno quando si votava e i candidati sindaci si recavano in processione a Cutro. Ora con le cooperative edili in crisi, ma nessuno indaga o protesta se non restituiscono il prestito soci, con la scoperta di essere la capitale mafiosa dell’Emilia, con un quarto di aziende chiuse solo nella zona industriale di Mancasale, uno si aspetterebbe che il partito guida, cioè il Pd, avesse un sussulto, invece no, avanti con la retorica resistenziale, avanti con un governo sempre più evanescente, avanti con l’idea di essere i migliori, sempre e comunque. Mi ripeto: se in Sicilia, Calabria, Campania, quando governava la Dc o il Pdl, era per merito dei voti mafiosi, ora che il Pd governa in tutte e tre le regioni, il merito di chi è? E se l’onorevole Cosentino, quando guidava il Pdl era camorrista, oggi che i senatori eletti coi suoi voti sono parte della maggioranza renziana, cosa dobbiamo pensare? Che in Campania l’unico camorrista sia Casentino? Per Reggio Emilia siamo tranquilli, viste le percentuali del Pd, dubitiamo che i mafiosi abbiano votato i Cinque Stelle. Auguriamo al sindaco ogni bene come persona e il coraggio di assumersi qualche responsabilità come politico, sotto il crollo del muro della Città che si propagandava come diversa e migliore.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.