Ho letto il bell’articolo di Dario Caselli che parte dall’epitaffio di Bondi Sandro (citato come a scuola, perché alunno poco diligente e molto pasticcione), che liquida un ventennio con poche parole amare. E l’amarezza è per il ristretto circolo di amici, non per il popolo Italiano. Il fallimento del centrodestra non è quello di un partito politico, ma di una nazione trascinata nel baratro, senza che nessuno si opponesse, la tragedia sono la depenalizzazione del falso in bilancio, che ha fatto scappare gli investitori esteri, la voglia di italianità di Alitalia, alla fine svariate decine di miliardi sulle nostre spalle, la crisi del 2008 non ammessa e quindi la buca tragica dei nostri BTP, altre decine/centinaia di miliardi di maggior interesse, le ripicche in Europa, che ci hanno alienato le simpatie e la comprensione di chi contava, un partito in cui le competenze erano estetiche o di tipo anche peggiore e certe elette che parlano bergamasco, ma sono poi elette in Calabria, l’esaltazione di uno stile di vita in cui o sei ricco o non conti un c…o, al massimo vai bene come ragazza/ragazzo pon pon, i diktat contra homines sgraditi a dire la loro in televisione e per contro leccaculi inverecondi che hanno affossato un pilastro della democrazia, uno stile di amicizie pericolose e comunque sempre pronti al tradimento (Gheddafi docet), lo stile di una persona che affidò la sua discesa in campo ad un uomo condannato per collusione mafiosa e che, certo della propria innocenza, aspettando la sentenza, si va a curare all’estero. E questo è ciò che mi viene in mente mentre scrivo, oltre alla corruzione lievitata da 6 a 60 miliardi nel periodo in oggetto, ma questo in modo politically un-correct.
Bondi, che è stato nella plancia di comando per questi due decenni, lui, uno dei probi viri, lui che con la poesia incanta donne di trent’anni più giovani, più belle e, per quello che sento, anche più intelligenti. Ecco, questo è l’uomo dell’epitaffio, uno che liquida uno tsunami come se fosse l’onda del mare che consuma i castelli di sabbia di un bambino, perchè, come molti altri hanno confuso il potere di Silvio Berlusconi, con la loro intelligenza, le loro capacità, il loro sapere.
In una repubblica normale una persona che dice le cose che lui ha detto verrebbe sbeffeggiato e messo alla berlina, qui da noi viene trattato come un vero statista che sa ammettere gli errori. Bene, mi chiamo fuori dal coro, per me è un buffone (e lo sospettavo da tempo) e un senza palle ( questo ce l’ha scritto in faccia).