Il voto, ancor prima di un diritto, è un dovere: come cittadini ma anche come cattolici

Immagine-15Gli ultimi sondaggi presentano ancora un’alta quota di indecisi e di volontà d’astensione.

Un fatto storico, la rinuncia di Benedetto XVI, più che oscurare, ha riportato la campagna elettorale italiana nei suoi giusti limiti. E’ anche la reale posta in gioco di queste elezioni.

Che si può ricondurre alla necessità di ben governare la prolungata emergenza che la recessione in corso mette in evidenza. Ecco allora semplicemente tre punti tra loro connessi, il lavoro, la famiglia, le istituzioni: sono le tre priorità che richiedono sollecitamente di operare, per venire incontro alle reali necessità del Paese. E rispondere così alla questione che il cardinale Angelo Bagnasco, con franco realismo, aveva posto a fine gennaio: “Il prossimo vaglio elettorale ci renderà più o meno poveri?”.

Ove povertà non è soltanto quella dei conti, ma più in generale quella del nostro bene comune. No allora allo scoraggiamento e alla fuga nell’astensionismo, sì alla partecipazione responsabile. “Per questo merita superare allergie e insoddisfazioni, anche profonde: la diserzione dalle urne è un segnale di cortissimo respiro”, aveva detto il presidente della Cei. E ancora: “Non bisogna cedere alla delusione ,tanto meno alla ritorsione: non sarebbe saggio e, soprattutto,sarebbe dannoso per la democrazia”. In realtà sembra che l’astensione stia rifluendo verso percentuali fisiologiche, mentre sembra molto alto ancora il numero degli indecisi.

Oltre che l’oggettiva gravità delle scelte e delle sfide che ci stanno di fronte, questo significa che l’offerta politica e soprattutto il sistema elettorale continuano a non essere adeguati .

Più precisamente un’ offerta politica nuova c’è, sia pure costruita nell’emergenza,propositiva e non di mera protesta, ed è quella di “Scelta civica per L’Italia “ di Mario Monti.

Quella di Grillo, invece ha già avuto un suo collaudo nelle regionali siciliane dello scorso anno. Certo tutti i partiti sono caduti, anche se con le migliori intenzioni, in una campagna elettorale iper- televisiva, che della televisione riprende modalità e linguaggi, con i tempi sincopati, e talvolta frenetici, miscelando e sovrapponendo informazione e spettacolo. Proprio per questo è necessario attivare (o riattivare), in corrispondenza dell’appello alle urne, il circuito della partecipazione. Che ha (almeno) due tempi. Il primo è semplicemente quello del voto.

Ma ciò che conta è quello che viene dopo.

La partecipazione infatti deve continuare, in forme nuove, originali e adeguate,con tutti i mezzi che una democrazia radicata e matura offre, perché su questi due nodi, le forme e la qualità dell’offerta politica e le regole istituzionali, si operi il necessario adeguamento e rinnovamento.

Un segnale di speranza in questo senso viene anche da una formazione nuova come quella che si raccoglie intorno al premier Monti: i fondatori, i candidati, i primi militanti ed attivisti che abbiamo visto all’opera, tutti confermano che l’elezione è solo un punto di partenza : questo è stato sottolineato in tutti gli incontri ed i messaggi.

Subito dopo il voto si dovrà creare un vero partito, sia pure con strutture snelle, gestito da volontari,con ampia partecipazione di quelli che saranno gli iscritti e simpatizzanti. Sicuramente non una scopiazzatura del modello americano !

Ed è proprio qui che l’iniziativa dei cattolici dovrà continuare a esercitarsi con serietà e capacità innovativa: “Partecipare è dovere irrevocabile, specie se si pretende di inserire questa prossima scelta in un quadro più maturo che coinvolga nei debiti modi l’intera vita civile”.C’è una forte istanza popolare di rinnovamento,di pulizia, di serietà, di coerenza,che attraversa l’appuntamento elettorale, a cui bisogna con rigore tener fede anche dopo. I tanti ancora indecisi, o che rischiano di indirizzarsi alla protesta, dimostrano che questo è il vero nodo.

E questo dopo l’infortunio del narcisista Giannino con la sua lista “ fare “, viene proprio a fare il gioco di Grillo. Di questo non c’è da essere contenti ! C’è dunque il lavoro in primo piano, e le tasse, le riforme sempre rinviate….

C’è un diffuso – e crescente – malessere da incertezza: questa volta il numero degli indecisi, che gli ultimi sondaggi pubblicabili hanno ribadito, è il segno di un disagio strutturale. Che gli elettori vogliono esprimere, pur nella consapevolezza della difficoltà nell’orientamento. Per non creare – come pure temono – danni più gravi. Il problema, nonostante tutto, resta dal punto di vista dell’offerta “politica”.

Per questo serve realismo ed equilibrio nella valutazioni. Anzi, più esattamente, come aveva detto Benedetto XVI al Sinodo del 2008, “ bisogna cambiare il nostro concetto di realismo. Una realtà su cui intervenire con concretezza, ma con la consapevolezza di principi e valori di riferimento.” È esattamente il contrario dell’ideologia, delle ideologie che vent’anni fa si era detto, dopo il crollo del comunismo,che erano finite, ma restano vive e vegete, sia pure in forme subdole e cangianti ( populismo, liberismo selvaggio, radicalismo, interventismo statale, ecc.)

No alle ideologie, dunque, sì ai principi e ai valori come orientamento. Non certo riferimento retorico – come pure si rischia – ma come vincolo di serietà. Diventa sempre più chiaro, allora, quello che costantemente il cardinale Bagnasco ricorda anche in queste settimane di campagna elettorale, che temi etici e sociali stanno insieme. Non è vero che i valori etici, la vita, la famiglia, l’educazione, siano “divisivi” e quelli sociali “unitivi”. In realtà, quelli stanno in piedi e sono esigibili se si basano sulla dignità e la verità sulla persona. I cosiddetti temi etici e quelli sociali sono in strettissima connessione, se è vero, come ormai tutti sanno, che sulle famiglie vanno a ricadere tutti i problemi e le contraddizioni della crisi, cosicché crolla il numero dei matrimoni, in una costante contrazione del numero dei figli .Il declino demografico, come molte ricerche scientifiche hanno messo in evidenza, determina il collasso e la frantumazione delle società avanzate.

Sono tanti gli indecisi, perché gli italiani non si fidano: ci sono troppe tasche sfacciatamente piene, di fronte a troppe svuotate dalla crisi. Non va bene, non è sostenibile. Reclama una politica di giustizia, ma prima di tutto quell’orizzonte ampio e coerente di principi che solo può renderla credibile ed efficace.

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