Il tunnel infinito di Monti

3219422-fractal-illustration-d-39-un-bleu-infini-tunnel Stalin, per giustificare la sua politica economica di lacrime e sangue e per far digerire i piani quinquennali destinati a favorire l’industria pesante, a scapito di quella agricola, anche a costo di affamare il popolo russo, si inventò l’assedio imperialista alle frontiere della Russia Sovietica: assedio che imponeva sacrifici immani nel nome della patria e che rendeva inevitabile l’unità politica interna, ossia la dittatura bolscevica e le “purghe” contro l’opposizione, per fronteggiare e sconfiggere il nemico esterno.

Monti ha adottato la stessa politica, facendo balenare all’orizzonte un destino tragico per l’Italia, a causa del suo debito pubblico, ed inventandosi il rischio del fallimento dello Stato, così come Stalin s’inventò l’assedio imperialista.

E’ nato così quell’innaturale accordo politico fra destra e sinistra che ha, di fatto, azzerato l’opposizione in Parlamento ed affidato poteri assoluti ad un tecnocrate non eletto dal popolo.

La storia è piena di casi di piccoli o grandi aspiranti despoti che, per imporre la propria volontà, sono ricorsi al terrorismo economico: lo ha fatto il sanguinario Robespierre, che impose in Francia un’economia di guerra e una politica di confisca dei beni; lo fece anche Mussolini, che impose la donazione forzata allo Stato dell’oro dei privati; oro che avrebbe dovuto essere destinato al bene della Nazione, ma che poi, come la storia ci ha insegnato, finì a Dongo, dopo una indecorosa fuga.

Monti, che nella sua vita ha solo frequentato i salotti delle banche d’affari e le polverose aule universitarie della sopravvalutata Bocconi, non conosce i problemi della gente comune e non ha esitato infatti a ricordare agli italiani la necessità di stringere la cinghia e di sacrificarsi nel nome dell’interesse generale.

Per questo Monti si è inventato la metafora del tunnel: per mesi ci ha assicurato che l’Italia, grazie a lui, ne stava uscendo, salvo poi aggiungere che il tunnel era molto lungo e quindi occorreva molta pazienza prima di poterne uscire. Poiché la pazienza degli italiani, dopo i primi mesi, si stava esaurendo, allora il geniale professore ha cominciato a dare i numeri, ipotizzando un’uscita dal tunnel nel 2013, salvo poi correggersi e rinviare il tutto al 2014.

Insomma, solo promesse vaghe e nulla più: tant’è che gli italiani si sono stufati della metafora del tunnel e di essere presi in giro, stante la situazione di grave recessione economica che continua ad interessare l’Italia. Se è vero, infatti, che esiste un esorbitante debito pubblico che penalizza l’economia italiana, è anche vero che si può ovviare al problema in modi diversi: la soluzione posta in essere da Monti colpisce quasi esclusivamente i ceti medi e le classi sociali deboli. E questo è inaccettabile.

Finora, Monti non fatto altro che schiacciare gli italiani sotto un progressivo ed esasperante carico fiscale, mentre lo sviluppo economico è rimasto solo un miraggio.

Quella che è venuta a mancare, è soprattutto la credibilità di Monti.

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