Il tramonto di Bossi

p026 0 01 01La base leghista sta versando calde lacrime, mentre invita il suo storico leader a non abbandonare il timone del partito.

Però è tutto inutile, la lunga stagione di Umberto Bossi è finita, anzi era finita da tempo, quella che vedevamo era la sua ombra, sotto il cui manto, il partito diventava sempre più simile agli altri:con le fazioni in lotta tra loro, i ladri che rubavano per se stessi, prima che per la causa, ammesso che esistano cause per cui si può rubare. Dentro tutto questo, cosa che , ancor di più amareggia, una famiglia che ha approfittato del potere e della debolezza del Senatur, per ottenere denaro, favori e bella vita, almeno a leggere le notizie.

Che Bossi sapesse o meno e a buonsenso non poteva non sapere, cambia poco, la Lega Nord è finita, anche se continueremo a vederne la sua ombra, come accaduto per il suo leader.

Finita, perché ha perduto la sua diversità etica e politica e i toni più dei temi delle sue battaglie, non ammettono nibelunghi che si comportano come faccendieri romani.

Finita perché nella scelta dell’opposizione, ha rinunciato a rappresentare il vasto ceto medio che le aveva dato il successo, per rincorrere l’effimero vantaggio del voto di protesta, né più, né meno della sinistra radicale.

Finita, perché la scelta della corsa solitaria richiede ben altra stoffa morale, politica e ben altra classe dirigente.

Se Bossi non poteva non sapere, è difficile credere che i suoi colonnelli fossero ignari, come è difficile credere che lo fossero i dirigenti della Margherita, rispetto all’operato di Lusi. Solo che i leghisti volevano guidare l’Italia, mentre questi ultimi si accontentavano di un seggio in Parlamento.

Oggi molti militanti piangono, ma c’è un solo vero grande orfano ed è il Nord Italia, che dopo aver investito su Bossi e Berlusconi, si ritrova nuovamente orfano. Si dirà che erano padri da poco, però quello ha passato per anni il convento e per il momento all’orizzonte non si vede nulla. Ma domani è un altro giorno, si vedrà.

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