Il tradimento della Seconda Repubblica

Può darsi che l’Italia sia obiettivo di manovre speculative della finanza internazionale, tuttavia la situazione economica in cui versa il Paese è straordinariamente delicata. Ad aprile il debito pubblico Italiano ha raggiunto la cifra record di 1.900.000.000.000 (millenovecentomiliardi!) di euro. Considerato che in Italia siamo circa 60 milioni e mezzo di cittadini, attraverso una semplice divisione si può serenamente affermare che i malgoverni della

politica che guarda al passato, hanno lasciato sulla testa di ciascuno di noi un “regalino” di circa 31.500 euro di debito. Una cifra sufficiente per dare a ogni singolo cittadino Italiano l’autorizzazione di essere arrabbiato. Un’azienda non si può indebitare all’infinito. Va in difficoltà. Prima non paga i fornitori, poi non paga gli oneri previdenziali, e infine non paga gli stipendi e chiude. Una famiglia, ancora peggio. Se tutti i soldi vanno per pagare i debiti, non resta nulla per mangiare, per far crescere e accudire i figli. Uno Stato, secondo lo stesso principio, non si può indebitare all’infinito. Arriva il momento in cui non è più affidabile e non riesce a far fronte più agli impegni, prima verso la comunità internazionale e poi, cosa ancora peggiore, nei confronti dei propri cittadini. Poi bisognerebbe andare attentamente a verificare la qualità del debito. Se un’azienda si indebita perché investe in beni strumentali che servono alla produzione, in personale qualificato, lo fa perché scommette nella crescita, nello sviluppo. Se un’azienda si indebita perché ha troppo personale, perché i soci sottraggono capitali, o per spese che non fanno parte del core business, il debito diventa pericoloso e ne segna inesorabilmente la fine. Io credo che un cittadino che si ritrova proprio malgrado una quota di debito di 31.500 euro circa, a buon diritto possa chiedere a fronte di 1.900 miliardi quale sia la contropartita. Infrastrutture moderne? Fonti energetiche? Pubblica amministrazione snella, veloce ed efficace? Scuole e università moderne? Ospedali efficienti in tutto il paese? Si potrebbe continuare… Il punto è che altri paesi europei, si sono indebitati di meno, e i soldi li hanno spesi meglio. La Germania tra tutti. Tardi, forse troppo tardi è evidente a tutti che bisogna tirare il freno. Bisogna porre rimedio prima che sia troppo tardi. Bisogna spendere meno. Bisogna soprattutto spendere meglio. La Seconda Repubblica ha delle responsabilità, in questo disastro, peggiori e più gravi della Prima Repubblica. Dopo Tangentopoli e dopo il crollo del sistema, gli Italiani avevano dato un mandato chiaro alla Politica, anche in direzione alla necessità di costruire un sistema istituzionale, economico e di protezione sociale capace di guardare al futuro. Per fare questo era necessario, con largo anticipo compiere delle scelte di programmazione e dare il via a quelle riforme che avrebbero consentito la modernizzazione del Paese. Non c’è stata né la voglia né il coraggio di farlo. La Prima Repubblica ha sbagliato, la Seconda ha tradito. Alcune scelte oggi non sono più procrastinabili se si vuole evitare il declino. Ma una delle condizioni (vale anche nella gestione delle aziende) è che chi ha amministrato male se ne deve andare, perché non è pensabile che i protagonisti tutti, del ventennio della Seconda Repubblica, che ci hanno condotti in questa situazione, siano gli interpreti di una fase nuova. In Italia c’è bisogno di tornare ad avere fiducia, tra cittadini, tra le imprese e nelle istituzioni. E perché ciò accada è necessario che le forze e le disponibilità migliori del nostro Paese, facciano un atto di generosità per assumere una responsabilità in prima persona. La Crepa.org

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