Il surrogato “meno peggio” dell’IMU

Il disincanto è arrivato presto dopo l’euforia per l’abolizione dell’Imu sulla prima casa.

Trascuriamo due pur importanti elementi collaterali.

Il primo è l’incertezza paralizzante per il governo locale, che non sa cosa l’aspetti e quindi rinvia i pagamenti e taglia gli investimenti e le spese sociali.

Il secondo è l’indebolimento internazionale dell’Italia, che va contro il resto del mondo e diminuisce così la probabilità di eventuali deroghe ai vincoli di bilancio e di debito pubblico in nome del rilancio dell’economia (par di vederli i tedeschi a farci la lezione: perché mai concedervi sforamenti del Fiscal Compact se vi consentite il lusso di abolire un’imposta che noi tutti qui paghiamo?).

Restiamo sul fatto centrale: la service tax o tassa sui servizi- Taser, appunto – al posto dell’Imu.

Come surrogato, è il “meno peggio”.

Salva infatti il coinvolgimento di tutti i cittadini al finanziamento del proprio municipio , condizione essenziale per un’autonomia locale responsabile.

Ma sempre surrogato è, con risvolti negativi rispetto all’originale sia sul piano dell’equità tributaria sia rispetto al principio del beneficio che ovunque nel mondo ispira la finanza locale e chiama i beneficiari della spesa pubblica a finanziarla in proporzione del beneficio ricevuto.

La Taser, che assorbirà anche la Tares sui rifiuti, morta dunque da neonata, non è ancora ben definita, ma si sa che riguarderà i residenti, proprietari o inquilini che siano, e che accentuerà il peso della superficie immobiliare rispetto al valore. Se ben calibrata, potrebbe così stabilire un accettabile nesso tra contribuenti e la parte di spesa comunale che va a vantaggio delle persone. Ma la parte di spesa che si traduce nel mantenimento o innalzamento del valore degli immobili resterà senza un correlato finanziamento tributario. Gli elettori municipali, in prevalenza proprietari, tenderanno quindi a premiare i programmi di spesa a favore delle case e non delle persone, che essi potranno in parte scaricare sugli inquilini. È una distorsione cui si potrà sopravvivere, ma fa capire la superiorità teorica dell’abolito modello tributario sulla prima casa basato su due strumenti – Imu e Tares – rispetto a quello della sola Taser.

Più importanti e preoccupanti gli effetti sull’equità tributaria, di cui va tenuto conto anche nella finanza locale pur dando più peso al principio del beneficio, visto che la Costituzione impone la progressività. Sostituire l’Imu basato sul valore catastale con la Taser che darà più rilievo alla superficie e al numero delle persone, significa fare un regalo ai ricchi a spese dei poveri ( e non rilevano qui i 76.000 casi di abitazioni di lusso che continueranno a pagare l’Imu rispetto agli oltre 20 milioni di residenze proprie)..

Ancora meno equità con il passaggio dell’onere dai proprietari agli inquilini nelle abitazioni locate. Nel lungo periodo, attraverso il rinnovo dei contratti di affitto, il mercato distribuirà l’onere sostanziale tra le due parti in base alle leggi della domanda e dell’offerta , chiunque sia il contribuente formale. Ma per vari anni il peso passerà e resterà tutto sugli inquilini, che in media sono meno agiati dei proprietari.

E per i 6 milioni di seconde case? La situazione potrebbe restare inalterata, perché l’Imu c’è e rimane e la Taser viene resa equivalente all’attuale onere sui rifiuti. Ma è più probabile che si accentui l’onere complessivo, dato che premono le necessità della finanza pubblica , che ormai la seconda casa c’è e non può svanire e soprattutto che il proprietario di seconda casa, non essendo elettore, è il perfetto agnello sacrificale. Si raccomanda tuttavia di non cedere troppo a questa tentazione: oltre che iniquo a fronte di un fenomeno che va oltre la classe veramente agiata, sarebbe miope, perché scoraggerebbe investimenti futuri. In effetti, già ora si nota una forte deviazione degli acquisti di seconde case dall’Italia all’estero.

Insomma, come insegnava Milton Friedman, non esiste un pasto gratis per tutti, qualcuno lo deve ben pagare. Con l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, che riguarda oltre l’80 % degli italiani,ci siamo illusi di esserci fatti un regalo. Ora cominciamo a renderci conto che in qualche modo dobbiamo pagarlo.

da Verso Nord

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