Nemmeno uno Steven Spielberg avrebbe avuto la fantasia per una simile sceneggiatura: Conte ospite della corrente tailandese del Pd, dichiara che non solo l’alleanza col Pd è strategica, ma pure che i 5 Stelle sono di sinistra. Ancor più sorprende che il Partito democratico faccia incontrare nella sua sede i capi del Partito socialista europeo e Di Maio, che dopo le europee cercò invano casa nel gruppo xenofobo e antieuropeista di Nigel Farage e che da mesi brancola fra i corridoi del Parlamento europeo alla caccia di un gruppo che lo raccatti. Come canterebbe la Vanoni “proviamo anche coi socialisti, non si sa mai”. Sommando questi fatti, non è azzardato dire che siamo di fronte all’incontro di Bibbiano, definizione feroce e ingiusta di cui il nostro ministro degli Esteri gratificava il partito democratico.
Ora, va bene tutto, ma che il socialismo europeo possa diventare un hotel dove entra ogni viandante, fa un po’ ridere chi ricorda i pistolotti moralistici della sinistra. Gli eredi di Moro e Berlinguer che battono le mani a Di Maio “teorico” dell’antipolitica sulla cui onda entrò in Parlamento e addirittura al governo, fino alla foto di gruppo con Hans Timmermans, già candidato per il Pse a presidente della Commissione europea e oggi vicepresidente della medesima, con David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, Paolo Gentiloni, Romano Prodi, il massimo dall’europeismo e ovviamente col segretario Enrico Letta.
Nessuno che si chieda dove si collocano i 5 Stelle, dopo la stagione né destra né sinistra. Si dice che sono cambiati, sono cresciuti per esempio proprio sui temi europei, oggi sono nel governo del campione dell’Europa Mario Draghi, mentre solo due anni fa Di Maio e Alessandro Di Battista incontravano in Provenza il gilet giallo Christophe Chalençon, uno che teorizzava un colpo di Stato contro Emmanuel Macron. Il tutto passando attraverso tre governi, cambiando le maggioranze, senza mai un momento di chiarimento e confronto, senza neppure una call su Zoom, dopo aver acceso le speranze di un terzo degli italiani che forse non pretendevano che si aprisse il Parlamento come una scatola di tonno, ma di certo non si aspettavano che i 5 Stelle vi si barricassero dentro.
Viviamo giorni di svolte repentine, che certo non riguardano solo i grillini, ammesso che si possa ancora chiamarli così e una volta questo si sarebbe chiamato trasformismo opportunistico. Ma forse nella stagione della politica senz’ anima, è giusto così.
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