“ Romeo, Romeo perché sei tu Romeo?”…”Che cosa è un nome? Quello che noi chiamiamo Romeo, anche con un altro nome, avrebbe lo stesso odore”. Quello dell’intreccio corruttivo tra affari e politica. Pochi sanno chi sia questo Alfredo Romeo che elargisce denaro a tanti politici, mentre colleziona appalti pubblici per centinaia di milioni di euro, ma molti conoscono le sue Giuliette.
A destra: Alleanza Nazionale e il prode Italo Bocchino, che da rombato politico si occupa di relazioni esterne, proprio nell’azienda di Romeo, poi il sempre giovane Fitto, esponente di spicco della risorta Forza Italia. A sinistra l’elenco è più lungo e interessante, soprattutto a Roma: Rutelli, il potente senatore Pd Bettini, Zingaretti, il giornale della Margherita, Europa, che lo vedeva nel Cda, poi pronto a sostenere Nomisma, il pensatoio di Romano Prodi e infine la Fondazione Big Bang del rottamatore Renzi.
Romeo amministra il patrimonio immobiliare dei Comuni di Napoli, Roma, Firenze e Bari, nonostante le ire del sindaco Emiliano. Tutto questo si sapeva, ma è stato ben documentato da Report di Milena Gabanelli, che ha ricordato che il nostro è stato condannato in appello ad alcuni anni di galera per corruzione. La cosa divertente è che tutti i beneficiati, dopo aver negato di conoscere persino il suo nome, hanno giustamente ricordato che i finanziamenti sono legali, anche se arrivati a loro insaputa, come ha affermato Renzi, al quale bisognerebbe far sapere che il suo sodale, il Ministro Graziano Delrio, da Presidente dell’Anci proprio a Romeo affidava la riscossione dei tributi per i Comuni.
Ora, poiché sono uomini d’onore, se affermano di non aver mai visto Romeo, noi gli crediamo, anche se ci risulta difficile pensare sia un benefattore che vince gli appalti sulla base del merito. Piuttosto si sente forte l’olezzo di una politica che, non paga del finanziamento pubblico, è avida di denaro privato e, come dimostra la vicenda Ilva, di questo denaro è prigioniera. Del resto, nel capitalismo straccione, tutto è in vendita e i politici non sono neppure la merce più cara; niente di grave se, come certe signorine vendessero se stessi, purtroppo vendono tutti noi.
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