C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi di antico, meglio sarebbe dire di ritorno all’antico, cioè ai problemi veri. Un vento che sta soffiando via tematiche che sembravano centrali, come la guerra alla Casta e che avevano gonfiato le vele del M5s fino a issarlo sulla vetta della classifica dei partiti, a favore delle questioni di sempre, che il Covid ha fatto esplodere, come il lavoro, la sanità, la scuola e l’inefficienza della macchina statale. Per questo il referendum grillino sul taglio dei parlamentari non scalda i cuori e infatti l’affluenza viene stimata bassa, al 30%. Questo consente ai partiti che pure lo hanno votato al 90%, di riaprire i giochi sperando che il No possa prevalere, sarebbe l’ennesima presa per i fondelli. La Casta politica, per paura degli elettori, vota la riduzione dei propri posti e poi attraverso comitati e pentimenti vari, li spinge a salvare le loro sedie, ovviamente in nome della democrazia e della rappresentanza. Si dice che se vincono i Sì, l’Umbria avrà un solo senatore, allora cosa dovremmo dire della California che ne ha due? La forza di una democrazia non sta nel numero degli eletti, ma nella loro qualità e nella loro capacità di emanare leggi chiare e di garantirne il rispetto, attraverso il funzionamento dello Stato, tutto questo non accade. Nel momento in cui ci si avvia ad un picco di disoccupazione, governo e parlamento hanno approvato il blocco dei licenziamenti, misura tampone, senza fare nulla per riformare le politiche attive e le tipologie contrattuali: assenti le une, eccessive e confuse le altre. Insomma, è un Navigator alla cieca. Le norme sul Covid, inteso come infortunio sul lavoro, che sono un non sense in una Pandemia, sono state approvate, senza che nessuno ascoltasse le proteste delle imprese e delle professioni, cioè di coloro che producono ricchezza e occupazione. Solo ora che rischiano di colpire i dipendenti pubblici, come i Presidi, ci si rende conto del problema. Le scuole riaprono senza insegnanti e per assenza di concorsi, raspando nel barile, senza alcun criterio di merito. Auguri ai giovani studenti! Per non parlare della giustizia, al netto delle vicende Palamara e Csm, le aule dei tribunali sono chiuse da mesi e negli uffici pubblici spesso lo smart working vuol dire che i dipendenti stanno a casa, mentre i telefoni squillano a vuoto negli uffici vuoti. Per raggiungere questi risultati, i 400 deputati e i 200 senatori, frutto della riduzione operata dalla riforma, bastano e avanzano. Si dice che il taglio è demagogico e populista, è probabile che sia vero, ma tutta la politica del governo e del Parlamento ha questa impronta. Si dice che votando no si mandano a casa il governo e i grillini. E’ una balla: il governo non cadrà certo per questo, semmai per la somma della crisi economica, occupazionale e finanziaria, con buona pace del ministro Gualtieri che vede straordinari rimbalzi del Pil, come Berlusconi vedeva i ristoranti pieni nel 2011. Per quanto riguarda i 5 Stelle, che tante speranze avevano alimentato, saranno ridimensionati dagli elettori, a causa del loro trasformismo e del loro alto tasso di incompetenza. La vittoria del Sì punirebbe anche quei partiti come la Lega prima e il Pd poi, che si sono accodati alla riforma in cambio di un accesso al governo. Se si vuole seriamente riformare lo Stato a partire dai Comuni, non servono duecento deputati in più, serve la serietà.
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