Il ritorno a casa dell’ex funzionario di Confindustria

Nei giorni scorsi il Pd ha reso noto, con grande enfasi, che alle prossime elezioni politiche di febbraio, troverà posto nelle sue liste anche Giampaolo Galli, detto Gippi, ex direttore generale di Confindustria.

In molti hanno visto in questa candidatura il tentativo del Pd di rifarsi il trucco agli occhi degli elettori, controbilanciando con la candidatura di Galli, l’influenza dell’ala sinistra del partito, rappresentata da Stefano Fassina.

In realtà le storie di Galli e di Fassina si assomigliano: Galli, infatti, nei primi anni settanta, a Milano, è stato il segretario della cellula del Pci “Ho Chi Minh”.

Poi vennero gli studi negli Stati Uniti e Galli da marxista si trasformò in liberista spinto. Galli in Confindustria ha svolto le funzioni prima di responsabile del Centro studi ed in seguito di direttore generale, dal 2009 al 2012.

In passato Galli ha suggerito che lo Stato, per risparmiare, avrebbe dovuto licenziare un po’ di dipendenti ed ha affermato che la Riforma Fornero è stata poco incisiva, ossia troppo a favore dei lavoratori dipendenti. Anomalie che farebbero esclamare a Di Pietro: “ma cosa c’azzecca Galli con la sinistra, pur avendo un passato comunista?”. In questo caso Tonino non avrebbe poi del tutto torto.

L’ex deputato del Pd, l’industriale vicentino, Massimo Calearo, di Galli ha detto: “Non credo che un funzionario di Confindustria sia rappresentativo quanto un imprenditore nel rappresentare il mondo delle imprese”.

Facendo poi un riepilogo della sua esperienza di parlamentare, Calearo ha osservato: “Ho conosciuto persone eccellenti, specie fra i peones, e tanta mediocrità, anche nelle prime file”. In effetti, dopo che i partiti si sono trasformati in una sorta di giostra da luna park, dove si sale e si scende pagando semplicemente un biglietto, tutto è possibile.

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