Il riflesso del caimano L’enorme vittoria di Meloni alle regionali rinvia la vendetta di Berlusconi

Amedeo La Mattina

Il leader di Forza Italia ha innescato una trappola per indebolire la premier a mano a mano che il suo potere cresce a discapito degli alleati

È un danno pesantissimo il gesto di amicizia che Silvio Berlusconi ha manifestato, ancora una volta, nei confronti di Vladimir Putin. Un danno non solo per la reputazione internazionale di Giorgia Meloni, alle prese con una serie di difficoltà e nodi sullo scenario europeo (in primis il rapporto con Emmanuel Macron). È un danno per lo Stato italiano, che mina il rapporto con il presidente della Repubblica e gli alleati occidentali. Il Cavaliere sarà pure un po’ appannato; c’è chi, anche nella maggioranza, lo considera svanito. Non lo crediamo, almeno in questo caso. Il leader di Forza Italia ha sempre pensato che gli ucraini abbiano provocato l’orso russo con i continui attacchi alle «due Repubbliche autonome del Donbas», che «questo signore» cioè Zelensky, stia causando la devastazione del suo Paese e la morte dei suoi soldati e civili. L’ha sempre pensato e detto, tranne poi nascondersi dietro alle correzioni imbarazzate e imbarazzanti del suo ministro degli Esteri Antonio Tajani e ai voti parlamentari del gruppo di Forza Italia. 

Non basta però, così come non basta sostenere che Berlusconi abbia cercato di cavalcare l’onda di una parte dell’opinione pubblica indifferente, nella migliore delle ipotesi, all’aggressione russa o addirittura stufa del sostegno italiano a un conflitto che genera contraccolpi economici sui bilanci familiari. C’è poi chi, come il comunista Vauro, darebbe un bacio in bocca all’amico italiano del dittatore di Mosca per quello che ha detto. Siamo al delirio.

Non basta interpretare le parole berlusconiane finalizzate a conquistare un pugno di voti alle regionali, cosa che le urne non hanno confermato. Forza Italia è un partito destinato a un declino inarrestabile. Non basta tutto questo per capire le scandalose parole di un uomo che si può permettere di minare la credibilità di governo su una questione così importante. C’è una faglia pericolosa su cui rimane in equilibrio Giorgia Meloni: il terreno di scontro scelto è foriero di altri terremoti. Mettere in discussione il sostegno all’Ucraina è un favore a Putin, ma in più mette in discussione la Nato e l’Unione europea, alimenta lo scetticismo di una parte degli italiani. Berlusconi mette in discussione la politica estera e di difesa italiana, spezza la compattezza dell’esecutivo e con essa il sistema di alleanze internazionali. Tenuto conto che anche Matteo Salvini la pensa come Berlusconi ma non lo dice. 

Ora la stravittoria della destra alle regionali è un balsamo per la maggioranza e il governo. Mette Meloni in una posizione dominante, la rafforza nella sua convinzione oggettiva di avere il Paese dalla sua parte, di non demordere sulla linea di sostegno a Zelensky. Ma è inevitabile che verrà guardata con sospetto all’estero per avere accanto un leader che gli ucraini accusano di «baciare le mani insanguinate di Putin, insanguinate fino ai gomiti», che «incoraggia Mosca a continuare i suoi crimini e danneggia l’Italia, baratta la sua amicizia con Putin con la reputazione dell’Italia». 

Oggi a Palazzo Chigi festeggiano il voto regionale. La vittoria elettorale metterà per un momento la sordina allo scandaloso Berlusconi. Tuttavia in prospettiva  Meloni non potrà dormire tranquilla. Le contraddizioni sulla politica estera e di difesa avranno sicuramente delle ripercussioni, potranno esplodere. Forza Italia si allontana e si allontanerà sempre di più se la guerra durerà a lungo. 

Il Cavaliere ha messo sotto la poltrona della presidente del Consiglio una bomba ad orologeria, destinata a deflagrare mano a mano che il suo potere crescerà a discapito dei suoi alleati. Non sopporta che l’ex ragazza della Garbatella sia la dominus della politica italiana, lanciata nel progetto politico europeo di sostituire i socialisti nell’alleanza con i Popolari  a Bruxelles. Mentre lui conta sempre di meno. Memento mori.

Berlusconi a un certo punto ha sempre buttato giù il presidente del Consiglio che sosteneva. Non è detto che ci riesca anche questa volta, ma lo scorpione o, in questo caso, il caimano ha sempre lo stesso riflesso condizionato. La campagna elettorale per le europee, giocata tutta con il sistema proporzionale e dove la questione Ucraina sarà centrale, sarà il bivio senza scampo.

Da Linkiesta

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