Il project financing in sanità distrugge il mercato

bottacinL’inchiesta della magistratura sulla Mantovani ha aperto un dibattito sul project financing.

Mi paiono distorsive posizioni manichee sul tema. Essere semplicemente pro o contro la finanza di progetto è banalizzante e non aiuta a comprendere l’efficacia o meno dello strumento. È un po’ come essere contro i mutui, il leasing o i prestiti.

Tuttavia, nel caso della sanità sono convinto che non possa essere utilizzato con profitto. Ora vi spiego perché.

Come tutti gli strumenti, anche il ricorso alla finanza di progetto deve essere valutato caso per caso per la sua convenienza e, se utilizzato sistematicamente, anche nelle sue conseguenze. Un progetto di finanza basato sulla riscossione di un pedaggio/tariffa ha vantaggi ed effetti facilmente prevedibili. Pensiamo a una strada, un tunnel, o un ponte: se il calcolo minimo e massimo dei passaggi in un determinato periodo di tempo è stato studiato accuratamente, il concessionario potrà rientrare dell’investimento e la comunità avrà a disposizione un’infrastruttura senza ricorrere ad un aumento diretto della pressione fiscale.

Molto diverso invece il caso dell’infrastruttura il cui finanziamento deve essere ripagato con l’affidamento al concessionario della gestione di servizi complessi. In un settore come la sanità, caratterizzato da tecnologie sofisticate e sempre in rapido aggiornamento, appaiono quanto meno ardite le previsioni di lungo periodo.

Se poi affrontiamo l’argomento rimanendo alla tariffazione ai fini del project financing dei soli servizi già oggi prevalentemente esternalizzate dalle Ulss, le conseguenze sulla concorrenza e sul mercato regionale risultano estremamente negative.

Per la costruzione dei nuovi ospedali di Santorso (Ulss 4) e dell’Angelo (Ulss 12) e per gli ampliamenti degli ospedali di Montebelluna e Castelfranco (Ulss 8) numerosi servizi tra cui energia, manutenzione apparecchiature, mensa, lavanderia, vigilanza, servizi informatici sono stati affidati ai privati che hanno concorso al finanziamento.

In pratica il soggetto o il consorzio di soggetti privati per contribuire al finanziamento di un’opera ha ottenuto in cambio la possibilità – in media per 25 anni – di gestire servizi che altrimenti sarebbero andati al libero mercato attraverso la formula della gara. Questa soluzione, pare essere oggi in Veneto la linea di confine nel ricorso al progetto di finanza.

Di fatto, la copertura del finanziamento con la concessione di servizi comporta la desertificazione del mercato in quei settori.

Se ipotizziamo che nei prossimi anni tutti gli ospedali veneti venissero ricostruiti o ammodernati ricorrendo al medesimo modello, avremmo come conseguenza diretta di sottrarre alla pluralità del mercato una fetta abnorme di risorse assicurando invece a un pugno di imprese rendite di posizione del tutto ingiustificate.

A mio modesto avviso la valutazione anche solo di questo aspetto è sufficiente a farmi affermare che in sanità il project financing è uno strumento da accantonare, a meno che non si studino modelli alternativi pienamente sostenibili per il mercato e per la concorrenza.

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