Mentre in Italia si disegnano fantastici scenari economici dipinti di rosa, il ministro del Tesoro Gualtieri prevede infatti una crescita, nel 2021, di 6 punti del Pil e il premier Conte ci ricorda che stanno per arrivare 219 mld di euro, sarebbe utile porsi alcune domande. La prima è che questi 200 mld sono in larga misura debiti e pure la quota a fondo perduto, tolti i versamenti a garanzia, sarà di circa 50 miliardi da spendere in opere concrete in soli 6 anni, il tempo minimo da noi per definire le procedure. Ora è evidente che in un Paese in cui non funziona nulla e per questo è in continua emergenza sia sanitaria, ambientale o sociale, è ben difficile che riusciamo a spendere in fretta e bene una tale quantità di denaro. Ricordo che da sempre non riusciamo neppure a spendere i fondi strutturali europei. Un altro problema è il debito.
Per dare alcune cifre, il parere della Commissione europea sul documento programmatico di bilancio dell’Italia, prevede che il rapporto debito pubblico / PIL si stabilizzi nel 2021 appena al di sotto del 160% del PIL, in aumento di 25 punti percentuali rispetto alla fine del 2019. Le previsioni del bilancio italiano sono un po’ più ottimistiche e prevedono che il debito scenderà ai livelli del 2019 entro il 2031. Si tratterebbe di un ritmo sostenuto di riduzione del debito, di circa 2,5 punti percentuali all’anno, che però non sarà sufficiente a rispettare il limite dell’indebitamento.
Il Fiscal Compact prevede che il debito superiore al 60% del PIL dovrebbe essere portato a quel livello nell’arco di 20 anni. Partendo da un rapporto debito / PIL del 160%, ciò significa una riduzione del debito del 5% all’anno per 20 anni. È’ il doppio del ritmo previsto dal governo italiano, per il doppio del tempo. La crescita del PIL nominale dell’Italia non è superiore al 3% da oltre 10 anni, quindi una riduzione del debito annuo di 5 punti percentuali richiede che il governo abbia un avanzo di bilancio del 2% del PIL.
Quindi, non appena le regole fiscali saranno ripristinate, presumibilmente dal 2023, l’Italia si ritroverà in violazione dei vincoli di debito e soggetta a una procedura per disavanzo eccessivo, con la necessità di effettuare un aggiustamento strutturale di forse 4 punti percentuali del PIL. Anche se fosse possibile, con ogni probabilità questo ridurrebbe la crescita e allontanerebbe ulteriormente l’obiettivo del debito. Senza gli acquisti di titoli della BCE, che la banca centrale non potrebbe giustificare con la pandemia ormai sotto controllo, i rendimenti dei titoli italiani potrebbero aumentare di nuovo, aggravando il servizio del debito e rendendo più difficile per il governo italiano raggiungere i suoi obiettivi di riduzione dello stesso. La proposta di Sassoli di cancellare il debito da Covid 19, ha lasciato tutti freddi in Europa e la Lagarde l’ha giudicata illegale, mentre Fraccaro, probabile portavoce del pensiero di Conte, propone di trasformarlo in debito perpetuo, una sorta di ristrutturazione, che comunque prevede il consenso di tutti e ci pare per ora di difficile attuazione.
Nella zona euro una ristrutturazione del debito pubblico è avvenuta solo in Grecia, con un procedimento ad hoc. Da allora il Consiglio ha lavorato alla riforma MES per creare un meccanismo per la ristrutturazione del debito. Ad esempio, nelle emissioni del debito pubblico europeo sono state introdotte delle clausole di azione collettiva. Queste prevedono le cosiddette clausole “single limb”, che consentono con un singolo voto di ristrutturare tutto il debito per tutti i creditori, piuttosto che avere voti separati per emissioni di debito separate. Il significato sotteso a tutti questi sforzi è stato quello di gettare le basi per una ristrutturazione del debito italiano, senza dirlo esplicitamente. Il governo italiano lo sa e ha ritardato il più possibile i lavori, a volte bloccando l’accordo sulla riforma del MES, sfruttando le divergenze politiche, ad esempio sull’unione bancaria. Questa è la vera sostanza della riforma del Mes, di cui nessuno parla, una sostanza che l’Italia voterà perché visto il suo stato fallimentare, non conta ormai più nulla e deve ingoiare come sovrapprezzo, dopo il salvataggio delle banche spagnole, anche quello delle tedesche, ovviamente pagando e continuando a raccontare favole rosa, su investimenti e crescite del Pil destinati ad essere smentiti. Nel frattempo ci si indebita per comprare voti e tempo, senza una benché minima idea strategica. Poi quando verrà il momento, agli italiani verrà imposta una patrimoniale corposa, ma sarà un problema probabilmente di altri, mentre Conte e i 5 Stelle avranno ballato per una breve ma tragica stagione.
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