Mentre nel resto d’Italia il Pd passa di sconfitta in sconfitta, ed è al traino dell’ala radicale, nella roccaforte emiliana, tutto continua come se il mondo fosse fermo a prima del crollo del muro di Berlino. Basta pensare che l’ex senatore Giovanelli, di Reggio Emilia è ancora riconfermato alla Presidenza del Parco appenninico. Già è assurdo che il Parco abbia un presidente, con annesso consiglio e apparato, quando le entrate coprono, se va bene, gli stipendi. Ospedali ed Asl, che sono infinitamente più grandi, sono gestiti da un amministratore unico e nessuno, a parte forse i socialisti, rimpiange i tempi dei comitati di gestione, che poi gestivano appalti e assunzioni. Ancor più assurdo che si candidi questo signore che riceve dallo stesso datore di lavoro, cioè lo Stato, ben tre compensi: il vitalizio da senatore, ottomila euro circa, il compenso da presidente del Parco, alcune decine di migliaia di euro e lo stipendio di insegnante, in attesa di maturare la pensione, senza considerare che la consorte è assessore al Comune di Reggio.
Per carità, tutto legittimo, del resto la Casta le leggi per sé le fa bene, ma, visti i tempi, un po’ scandaloso e soprattutto poco di “sinistra”. Un gesto di generosità da parte dell’ex senatore, come la rinuncia all’insegnamento, avrebbe consentito l’inserimento di un giovane precario e con i suoi due rimanenti compensi, Giovanelli, avrebbe messo ugualmente insieme il pranzo con la cena.
Poi così impegnato a vigilare sul Parco, a dibattere sul lupo appenninico, diverso da quello siberiano, troverà il prode Fausto il tempo, non diciamo per aggiornarsi, ma per correggere i compiti? Del resto se il Pd reggiano è una casta di mandarini, che non chiede scusa per il sacco edilizio e per governare mentre le mafie crescono a sua insaputa, quello montanaro è arroccato come i drusi sulle montagne di Beirut, dove la casta castelnovese ha più posti che idee, dove in politica ci sono mogli, mariti e figli, delle stesse famiglie, esattamente come gli Jumblatt.
Padroni di un paese sempre più povero e dipendente dai favori della politica: si tratti di assunzioni, permessi o favori. Così vanno le cose, anche nella Città medaglia d’oro della Resistenza ed a proposito di Resistenza, chi portava la borraccia a Prodi sul Pordoi? Fausto Giovanelli.
Niente da fare, può crollare il mondo, ma a Reggio il Pd non cambia uomini, le idee, non avendone da molto tempo, non deve cambiarle, né cambia la gestione dei mandarini, che governano in nome del popolo.
Il popolo era contento, perché il soldo correva e la democrazia non paga il Suv e neppure la benzina. Ora si troverà senza Suv e senza democrazia, ma con il prode Fausto sempre in sella, in attesa del ritorno di Prodi.
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