Il Pd col rompicapo immigrazione

  • Lorenzo Andraghetti

L’accordo per un governo Pd-M5s, se mai andasse in porto, potrebbe basarsi su tre punti proposti dai dem (prima erano cinque): annullare il decreto sicurezza (ovvero la politica di porti chiusi), un accordo preventivo sulla prossima manovra finanziaria e lo stop al taglio dei parlamentari. Tralasciando il fatto che, al momento, non si capisce cosa guadagnerebbe il M5s da tale accordo, il punto fondamentale rimane il tema immigrazione.

SALVINI HA COSTRUITO IL SUO SUCCESSO SUI PORTI CHIUSI

Matteo Salvini ha costruito il suo consenso solo ed esclusivamente sulla politica dei porti chiusi. Si può non essere d’accordo e ritenerla una misura disumana (come anche io sostengo) ma circa la metà degli italiani la condivide. Pensare di fare un accordo di governo, tra parti che fino a ieri si facevano la guerra istituzionale e mediatica, con il solo obiettivo di boicottare un ritorno di Salvini e non affrontare il tema migranti, non ha senso.

Non ha senso nemmeno tornare a gestire il fenomeno migratorio come lo hanno gestito i tre governi di sinistra (Letta, Renzi, Gentiloni) nella passata legislatura. È stato proprio a causa della loro gestione (non solo sull’immigrazione) che Salvini ha avuto un consenso elettorale del 17% (e il M5s del 32%) nel 2018. Il successo salviniano alle Europee di quest’anno (Lega al 34%) invece è da imputare agli effetti della politica migratoria dei porti chiusi e della spregiudicata campagna comunicativa dell’ex ministro dell’Interno. Oggettivamente ha funzionato e ha fatto presa su larga parte della società ammaliando soprattutto l’elettorato grillino, in buona parte riscopertosi salviniano.

Chi ha mantenuto le promesse di campagna elettorale è stato premiato. Chi invece, come il M5s, ha disatteso quasi tutto quello che aveva promesso, è crollato nei consensi. Salvini ora ha imposto un frame dal quale è difficile uscire. Anche la futura azione di un governo giallorosso verrà giudicata dagli elettori in base, sopratutto, alla politica migratoria. Per quanto i sondaggi dicano che la percezione che gli italiani hanno dell’immigrazione è più grave rispetto ai reali effetti che causa, non sarà possibile fuggire da questo argomento che si è inserito come un virus nella mente degli elettori.

SERVE CHE PD E M5S DIMOSTRINO CHE ESISTE UN’ALTRA VIA

Cosa dovrebbe fare quindi il prossimo governo M5s-Pd se non volesse regalare a Salvini il 51% dei consensi alla prossima tornata elettorale? Deve pretendere l’aiuto dell’Europa democratica, dai Paesi con governi moderati. Il futuro premier dovrebbe essere qualcuno che abbia la capacità di fare un accordo con l’Europa al fine di redistribuire immediatamente i migranti che approdano in Italia, senza ovviamente bloccarli per settimane in mezzo al mare in condizioni disumane.

Questo può passare dalla modifica ai trattati di Dublino II o, più rapidamente, con accordi bilaterali. Solo così un futuro governo potrebbe guadagnare consensi, dimostrando ciò che Salvini non è stato in grado di fare: la capacità di negoziare con l’Ue, e non un continuo braccio di ferro. In tal senso sarà anche responsabilità dei governi europei se avremo o meno, tra un anno, un sovranista con “pieni poteri” al governo dell’Italia.

Allo stesso tempo se il segretario del Pd di Nicola Zingaretti, invece che proporre provocatori punti generici di accordo (volti probabilmente a farlo saltare) dicesse realmente quale soluzione ha in mente per ovviare alla politica dei porti chiusi senza tornare ad una indiscriminata accoglienza, farebbe un favore a tutti. Formare un governo che riporti ulteriori consensi a Salvini, non serve. Se l’obiettivo di questo governo è “sgonfiare Salvini”, è doveroso trovare una terza via alla gestione dell’immigrazione. In caso contrario è meglio tornare al voto subito.

 Da Lettera 43



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