Il pasticcio Napolitano-Ingroia

ingronapoL’imbarazzo dell’intellighenzia di sinistra sulla faccenda della trattativa Stato-mafia che investe il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano è riassunta tutta e palesata nella presenza dei giornalisti Gad Lerner ed Enrico Deaglio nella trasmissione televisiva In onda su La7 di Giovedì 23 Agosto.

In precedenza e in altre sedi, anche gli interventi  di loro illustri colleghi, come Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro, oppure di parlamentari come Violante (d’altronde invischiato nell’indagine come Presidente della commissione parlamentare Antimafia nel ’92, persona informata, allora, dal Generale Mori.), vanno in direzioni divergenti.

Come si risolverà il problema per tutte le parti in causa lo vedremo, ma di sicuro il PD ne uscirà con le ossa rotte: il suo elettorato è divisibile tra la figura di Napolitano e quella del ” magistrato paladino che lotta solo contro il male” tanto cara alla sinistra.

Antonio Ingroia, magistrato aggiunto alla Procura di Palermo, titolare dell’indagine, dal suo punto vista, potrebbe essere stato costretto a coinvolgere il Presidente, non distruggendo le bobine delle telefonate, anche se considerate di scarsa rilevanza, probabilmente contro voglia, in un misto tra tecnicismo e furbizia di sopravvivenza delle stesse indagini. In ragione di come funzionano queste cose in Italia (ma non solo), quando la giustizia alza il tiro verso parlamentari di vecchio corso che hanno svolto ruoli ministeriali e che sono stati testimoni di pezzi di storia della Repubblica, come Mancino. Il nodo intricato da sciogliere è che il faldone è giunto nella fase processuale, in un momento cruciale per i destini del Paese, con Napolitano impegnato, insieme a Monti, nel sostenere il fardello di consapevolezza dell’essere l’unica garanzia, riposta in loro dal mondo politico-finanziario internazionale, per poter risolvere la crisi del debito italiano.

Napolitano si è rivolto alla consulta della Corte Costituzionale, che deciderà in merito all’opportunità di non aver cancellato i nastri con i dialoghi tra lui e Mancino. Secondo molti detrattori, la mossa del Capo dello Stato è vista come il sottrarsi alle proprie responsabilità di fronte alla Giustizia. Non mi sembra il tipo di personaggio. Sul viale del tramonto, poi. La vedrei più come un tentativo di guadagnare  tempo per proteggere i cantieri di riforme a cui sta lavorando Mario Monti, del quale lui rappresenta l’ombra protettrice, la prima ed unica garanzia.

Certamente, questo ruolo Napolitano lo svolgeva nel pieno della propria figura integerrima ed integra, la quale, con il coinvolgimento nelle indagini, all’occhio dei benpensanti  potrebbe essere rimasta offuscata, e che potrebbe complicare un’ eventuale ricandidatura dello stesso Monti a capo di una coalizione politica nel 2013, vista con entusiasmo dai mercati. Tutto questo, come è facile immaginare, avrà ripercussioni politiche nell’immediato futuro del PD di Bersani, tra l’incudine ed il martello verso i propri militanti e con un recalcitrante Di Pietro, che, annusata l’opportunità di spostare in suo favore una notevole parte di voti del PD, in concorrenza con altre formazioni politiche di nuova costituzione (come Grillo o Montezemolo), si è fatto cavaliere bianco della Procura di Palermo. Ingroia d’altronde ora dovrà andare fino in fondo, per non far apparire la giustizia del nostro Paese al pari di una da regime di vecchio stampo sudamericano.

Mentre in Parlamento si potrebbe avere un’accelerazione sulla nascita di una riforma elettorale coniata in modo tale da consentire ai due-tre partiti di maggior spessore fino ad oggi, in forte difficoltà, di far quadrato nelle prossime elezioni. Ma non credo che questo piacerà ai mercati, verso i quali i tradizionali leader di partito sono visti come un segno di continuità di politiche economiche scellerate.

In conclusione, per paradosso, l’ideologia che ha giurato vendetta a Paolo Borsellino, un personaggio dall’indiscutibile dirittura,  uomo delle istituzioni che ha sacrificato la vita per esse, già consegnato alla storia, per questo, potrebbe costare un prezzo alto al necessario quanto urgente rinnovamento qualitativo della politica futura.

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