Il nuovo governo, lo spread e la realtà

 Ancora una volta siamo a fare i conti con lo spread, certo non ai livelli del 2011, ma insomma uno spettro si aggira per le sale mercati, i salotti e pure per i bar. Per ora il rischio è contenuto, ma l’impennata è stata visibile e improvvisa. C’è chi dice “è il mercato bellezza”, chi pensa ad un complotto e chi ritiene che la causa sia il governo grillo-leghista. Insomma, tutti tifano per le proprie ragioni, mentre il conto va sulle spalle degli italiani. Vediamo di mettere in fila alcuni fatti, senza pretendere di avere in tasca la verità, che poi in un’epoca di interconnessione, non è mai una sola e soprattutto è cangiante. Lo spread italiano è mediamente più alto di oltre cento punti rispetto a quello tedesco, che fa da riferimento, perché abbiamo un debito pubblico molto alto e che pure coi governi “risanatori” della sinistra ha continuato a salire, perché il nostro bilancio chiude in deficit, pure a dispetto del pareggio di bilancio che abbiamo, sbagliando, inserito in Costituzione. I Paesi con un debito elevato, dovendo ricorrere continuamente al mercato, non possono consentirsi lunghe fasi di incertezza, senza pagarne il prezzo. Ora questo risultato elettorale, la lunga attesa di un governo e la nascita di un governo, che definiremo “diverso”, generano incertezza. Pesa poi ancora il conflitto sulla nomina dei ministri, tra Salvini- Di Maio e il presidente Mattarella. Abbiamo infatti una Costituzione bella, ma un po’ barocca per i tempi moderni, ma questo è. Salvini può avere ragione nel dire che i ministri li sceglie chi ha vinto, ma allora il Presidente della Repubblica sarebbe un inutile orpello e sarebbe meglio tornare alla monarchia, se non altro per avere il ritorno pubblicitario di matrimoni reali, divorzi e nascite reali. Se Salvini può avere ragione, il Presidente della Repubblica non ne ha di meno, se avesse ceduto ai diktat, sarebbe diventato il Presidente Mozzarella. Ora sarebbe opportuno che tutti cercassero di essere statisti o almeno di avere buon senso, in fondo il governo del cambiamento, quello che, secondo Di Maio, scriverà la storia, è giustamente partito, nonostante il tentativo dei “poteri forti” di fermarlo, il che conferma che erano poterini. Ora è il tempo dell’azione, direbbe Salvini. Che i mercati si facciano i loro affari, può non piacere, ma è la realtà e non esiste modo migliore per rassicurarli che essere seri e fare dell’Italia quel Paese serio che non è. Questa dovrebbe essere la prima missione del nuovo governo. In Spagna hanno rifilato 33 anni di galera al tesoriere del Partito di governo per corruzione, da noi non li danno neppure ad un pluriomicida. Una severa legge anticorruzione e una altrattanto severa legge anti evasione, che preveda il ritiro delle licenze di esercizio o professionali e il sequestro del maltolto, rassicurerebbero i mercati molto di più di un ministro o l’altro. Una bella sforbiciata alla burocrazia e un taglio ai costi dello Stato, ci aiuterebbe ad attendere tagli di tasse e redditi di cittadinanza, che ora non ci possiamo permettere. Una giustizia più celere e pene certe, ci darebbero il senso di un governo che fa sul serio. I mercati saranno pure dei bastardi, che ti azzannano alla gola al minimo cenno di debolezza, ma è altrettanto vero che non vendono allo scoperto il debito di uno Stato forte, ma uno Stato non può essere forte se non è serio e uno Stato serio come prima cosa paga i suoi debiti verso i fornitori. Era stata la prima promessa di Renzi, che non l’aveva onorata. Gli italiani gli hanno dato il benservito, ora tocca ai nuovi scrivere la storia, magari staccando assegni veri, in euro, non mini-bot. Faccio i miei sinceri auguri al nuovo governo, non solleverò dubbi sui suoi componenti, tutti hanno diritto ad essere messi alla prova, alcuni addirittura ad una seconda occasione, ma per favore ora basta selfie, tweet, post, ecc..Per cortesia, solo fatti.

 

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