L’immagine che diamo all’estero è un tema tanto caro ai nostri intellettuali, molto di moda a sinistra tra l’altro, quando ancora la causa era individuabile nel solo Berlusconi. E allora è curioso quanto mi ha detto un imprenditore greco, nazione che certo non gode di altissima reputazione internazionale: “ho lavorato moltissimo con l’Italia e ci sono stato tante volte, il nord della nazione è davvero un bel posto, sotto tutti i punti di vista. Non ho mai avuto problemi anche nel lavoro,ho molti meno problemi che con i tedeschi, le aziende sono davvero professionali e ci si intende subito con le persone. Ma il suduhhhterribile! Una volta siamo andati a negoziare un contratto e dall’altra parte l’interlocutore teneva una pistola sul tavolo! Non riuscivo a crederci!”. Purtroppo per tanti anni la retorica progressista ha impedito che si guardassero certe verità , così come per il tema dell’immigrazione. La Lega Nord, con la sua inconcludenza, non ha saputo rappresentare una sola delle ragioni del settentrione, mentre la sinistra ne ha fatto il suo bersaglio preferito tacciandola quotidianamente di razzismo, quando nella maggior parte degli stati europei, laddove c’è uno squilibrio di efficienza e produttività territoriale, vi è una rappresentanza politica locale. Così fino a un po’ di anni fa riusciva difficile scrivere pure che Milano non è Napoli, finchè la spazzatura tracimata sulle strade e nelle televisioni di mezzo mondo non ne ha palesato la diversità , che al nord si lavora di più e più onestamente, altrimenti non si spiegherebbe perché non esistano praticamente imprese al sud, che le nostre amministrazioni per quanto difettose non sono paragonabili a quelle da Roma in giù (e sì che i bilanci in rosso di tutte, dico tutte, le regioni meridionali erano sotto gli occhi di tutti), che l’evasione fosse un fenomeno che riguardava tutti perché a Milano è la più alta (grazie, la città fa il 10% del pil nazionale, ma bastava guardare i dati percentuali) e nel complesso si è spostato lo scontro da quella che era una scissione orizzontale in una verticale (destra-sinistra), in cui il nord non è stato rappresentato e al sud sono continuati ad arrivare soldi in cambio di voti, col risultato che nulla è cambiato. Anzi, tutto è peggiorato: la criminalità organizzata si è espansa fino in Emilia, Lombardia e Veneto, il pubblico impiego, che ora rappresenta la grande voce di spesa del paese, si è ingigantito soprattutto per assorbire la disoccupazione meridionale, o alla meglio quella di cittadini meridionali emigrati al nord (ma visto che tutto il paese era uguale, non si capisce perché i milanesi d’origine ora siano il 25% del capoluogo lombardo), mentre i vari “piani per il sud” non hanno sortito un fico secco se non ulteriore spreco di risorse. Ora che con l’uscita della Lega, è venuta a meno la retorica federalista (che ha partorito un progetto troppo fragile), vengono alla mente due conclusioni: che il partito del nord ha fallito (e quindi il nord ha fallito nel farsi rappresentare), a differenza di quanto accaduto negli altri stati europei, e che la retorica nazionalista per cui eravamo tutti uguali anche quando pagavamo tasse ben diverse e per cui i problemi non avevano prevalenza geografica, rischia di aver nascosto gli stessi troppo a lungo. E parlando di immagine all’estero, mi viene alla mente una frase sentita più volte da amici stranieri, ora che per il nostro stato si arriva a parlare persino di default: “ma il vostro nord poteva essere una nazione ricchissima”. “Una delle più ricche del mondo”, aggiungo io. Proprio questo pensiero, se i tempi si faranno davvero duri, potrebbe divenire assillante per molti cittadini. E non aiuterà certo a sbollire le tensioni sociali che si presenteranno.
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