Il discorso di Berlusconi

A leggere i giornali italiani, il discorso di Berlusconi è stato privo di spunti, il premier è apparso bolso, ingrassato e, per dirla con Gramellini della Stampa, senza benzina. Insomma, ha perso la capacità di incantare, di far sognare. Detto che, data la situazione, non basterebbe un illusionista, bisogna considerare che per definizione gli operatori finanziari non sognano, fanno di conto ed i conti dell’azienda Italia non tornano da tempo, da prima di Berlusconi e temiamo non torneranno anche dopo di lui.

Cosa poteva dire di più il premier? Ogni sparata avrebbe finito con lo sconfessare la recente manovra, una rapina è vero, ma l’unica cosa sul tappeto. Poteva chiedere ad un Parlamento con la valigia in mano di tagliarsi i privilegi? Tanto valeva si tagliasse direttamente le palle. Poteva chiedere ai sindacati il taglio dei dipendenti pubblici? Sarebbe stato portato a piazzale Loreto. E’ vero, ha raccontato un po’ di balle: che le banche sono solide e le industrie pure, ma sono le stesse che raccontano i giornali controllati da banche e industriali. Avrebbe potuto dire che se ne andava, non nel 2013, ma subito. Napolitano sarebbe tornato dalle vacanze, i parlamentari non ci sarebbero andati e l’opposizione sarebbe stata costretta a presentare una sua proposta. Si sarebbe così visto che il re è nudo, che tutti chiacchierano, ma nessuno ha un’idea, tranne quella che a pagare devono essere gli altri. Sia chiaro: il governo è inadeguato, il Cavaliere non è brillante, ma la crisi di credibilità investe tutta la classe dirigente, compresi imprenditori, sindacati e maestri del pensiero. Non basta che Silvio lasci palazzo Chigi, qui occorrono più pullman che per le trasferte del Napoli, per caricarvi tutti quelli che se ne dovrebbero andare, perché il Paese lo hanno sgovernato insieme. Senza questo cambio, siamo al solito gattopardismo. Questo e non altro è stato il dibattito di ieri, perché se il governo non è adeguato, i mercati non hanno certo visto un’opposizione credibile.

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