Il congresso del PD reggiano

Dopo la vittoria alle amministrative, il Pd reggiano si appresta ad eleggere un nuovo segretario. Certo la platea degli iscritti si è molto assottigliata e anche causa Covid le feste dell’Unità sono state per lo più sospese, anche perché da fonte di reddito si erano trasformate in fonte di debito. L’evento non scalda più il popolo ed i media come accadeva fino a pochi anni orsono, ma resta ugualmente importante, perché si tratta del partito che regna da sempre su Reggio e sulla quasi totalità della Provincia. Le eccezioni sono poche: Casina, Carpineti, Viano, Casalgrande e recentemente Ventasso e per lo più si tratta di piccoli comuni. E’ corretto dire che regna, perché ormai siamo alla amministrazione del potere, senza alcuna capacità innovativa e nessun slancio riformistico. Del resto anche a livello nazionale il Pd è il partito del sistema e del Deep State, infatti è al governo da fine 2011, pur senza aver mai vinto un’elezione. Però come si dice, esistono meriti senza carriere, ma non esistono carriere senza merito. Il fatto è che i suoi competitor, temo che oltre a non avere carriere, non abbiano neppure grandi meriti. La sfida reggiana è tra due candidati abbastanza conosciuti: l’ex sindaco di Boretto, Gazza, marito della consigliera regionale Ottavia Soncini, e Cavallaro, sindaco di Rubiera. Il primo proviene dalla costola Pci, il secondo dalla Margherita, definizioni che hanno perso valore visto che ormai non si ragiona per grandi aree di pensiero, ma per raggruppamenti di potere. Così Gazza, che parte in vantaggio, rappresenta la continuità del potere di Delrio, che perso terreno a Roma, vuole blindare Reggio. Nel comune capoluogo i suoi uomini controllano tutte le posizioni più importanti della macchina comunale e degli assessorati e anche Vecchi si è sempre allineato. Cavallaro è il candidato dei lettiani, che tentano di ritornare in sella, complice il ritorno dall’esilio parigino del loro leader. In sé questa scelta avrebbe poca rilevanza: come detto sopra il partito ha perso iscritti e accumulato debiti, le associazioni di area si muovono con molta autonomia o sono indebolite come le coop, a causa dei numerosi fallimenti o si sono fuse con altre come L’Api. Però da quelle stanze transitano le decisioni che contano, non diciamo che vengono prese, ma almeno vi transitano. La prima tappa sarà rappresentata dalle elezioni politiche e quindi dalla decisione dei candidati da mandare a Roma. Blindando il partito, Delrio garantisce la sua ricandidatura e quella dei suoi supporter come Rossi, dubitiamo quella della Iori, che è già stata graziata due volte. Mentre i lettiani, se otterranno un buon risultato, anche se sconfitti potranno rivendicare almeno un seggio. Ma la partita più importante sarà quella delle elezioni comunali, che garantisce molti posti in giunta, nella nomenclatura e nelle partecipate. La vittoria di Gazza spingerebbe avanti la Rabitti, sono tempi di scelte di genere, o l’assessore Marchi, ponendo fine alle velleità degli altri aspiranti, si tratti della Culzoni o di Pratissoli. Se prevalesse Cavallaro, i giochi si farebbero più aperti, ad ogni conto i lettiani non potranno più essere esclusi dal Consiglio Comunale e dalla giunta e perché no anche dalla vasta area di sottogoverno delle controllate e partecipate: Iren, Fcr, Iacp, Case per anziani, ecc…Si potrebbe pensare che così dicendo, si fanno i conti senza l’oste, cioè gli elettori. Purtroppo a Reggio le opposizioni non sono in grado di proporre una valida alternativa, con la lodevole eccezione della civica Rubertelli, sono scomparse. Passi per i 5 Stelle che si preparano a diventare caudatari del Pd, ma non si ha nessuna notizia dei consiglieri dei tre partiti del centro- destra. Forse non sono morti, ma di certo non si sentono troppo bene. L’unico atto politico di rilievo in quell’area è il passaggio di Vinci dalla Lega a FdI e della Fiorini da Forza Italia alla Lega, all’apparenza la cosa non ha giovato a nessuno dei tre raggruppamenti della coalizione, forse gioverà ai protagonisti, che comunque in Città hanno uno scarso radicamento. Per queste ragioni va seguita, seppur senza ansietà, la battaglia congressuale del Pd, che al momento vede i due candidati spalla a spalla. Certo in un mondo che cambia ci vorrebbe ben altro, specie dopo il soporifero regno di Vecchi, ma il pane si fa con la farina che c’è.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.