Il congiurato Delrio

Sulla stampa, tra i nemici di Renzi appaiono sempre i nomi di Orlando e Franceschini. Emiliano, che sembrava un leone pronto a sbranarlo, si è trasformato in pecora, magari avrà ottenuto quei posti da deputato che Orlando e soprattutto Franceschini si sono visti negare. Il primo ha un rapporto privilegiato con l’ex Presidente Napolitano, il secondo con l’attuale Presidente Mattarella. Tutti i fari sono puntati so di loro, ma non sono gli unici che si muovono, anche il ministro Graziano Delrio si muove con modi più felpati, ma non meno pericolosi. Tutta la sua carriera è stata costruita sul garbo e sulla rapidità nel scegliere il cavallo giusto, ma anche sulla pazienza. La pazienza lo portò a sindaco di Reggio, la pazienza gli permise di diventare presidente Anci con i voti del centrodestra, silurando Emiliano e Fassino. Attese il momento giusto per saltare sul carro della Leopolda, ma poi, come disse in un fuorionda famoso, quelli del “Giglio magico,” essendo fuori di testa, lo avevano esiliato ai Trasporti, inoltre nessuno dei suoi è entrato in direzione. Come riformatore lascerà imperitura traccia di sé con la sciagurata “riforma” delle Province. Su quelle, Cavour aveva costruito l’Italia, con gli Ato, Delrio la sta polverizzando. Come ministro non si muove, ogni movimento è pericoloso, solo dopo aver indossato cintura e bretelle e con in tasca il lasciapassare di Cantone, prende le decisioni suggerite dai dirigenti FS. In Italia le municipalizzate del trasporto pubblico sono oltre mille e coprono coi biglietti il 30% dei costi operativi, succhiano allo Stato sette miliardi di euro l’anno e il ministro non fa nulla, se non opporsi ad indire gare che mandino a casa tutte queste clientele e propone che vengano inglobate da FS, una nuova Iri dopo Cassa Depositi, una vera goduria per la mai morta casta dei boiardi di Stato. Detto questo, l’uomo è più pericoloso di Orlando e Franceschini, ben addentellato nei media del gruppo De Benedetti, in particolare Espresso e Stampa, ha alle spalle la vecchia sinistra Dc che domina le banche e attende paziente che si consumi il dramma nel Pd e nel Paese, pronto a candidarsi a Segretario del partito o a Premier, sempre per spirito di servizio, ovviamente. Sempre pronto a rivendicare le sue mani pulite e a non vedere nulla di ciò che accade attorno a lui, neppure sapeva che a Reggio Emilia c’era la ‘ndrangheta. Immobile, attende la chiamata, per fare che cosa non si sa, ma in fondo non è così importante, l’importante è esserci.

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