I costi della Tav Torino Lione e cosa è già stato fatto

 di SAMUELE CAFASSO

 

Anche se ancora non sono stati assegnati i lavori principali per la realizzazione deltunnel transfrontaliero, l’opera che va sotto il nome di Torino-Lione (chiamata anche Tav, che è però la sigla generica delle linee ad alta velocità) è già in piena fase di costruzione e un suo stop improvviso per motivi politici potrebbe non generare risparmi rispetto all’ipotesi di concludere i lavori, come da accordi internazionali. Sebbene non esistano penali da pagare in sede europea, ci sono i costi di chiusura dei cantieri e l’Unione europea potrebbe comunque richiedere che vengano resistituiti i soldi versati per un’incompiuta.

UN’OPERA MODIFICATA PIÙ VOLTE

Lo scorso 30 luglio il vicepremier Luigi Di Maio, rispondendo all’ipotesi di referendumavanzata da Sergio Chiamparino, ha dichiarato in televisione «non autorizzerò mai un’opera che si faccia con poliziotti in assetto antisommossa e fili spinati» per poi aggiungere, circa la posizione dei Cinque stelle: «Non siamo contro la Tav in generale, ma il punto è la Torino Lione che dovrebbe portare le merci da Torino a Lione. Questo tunnel è stato progettato 30 anni fa mentre oggi ci sono nuove tecnologie, c’è la stampa in 3D». Da parte sua, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli il 31 luglio ha dichiarato che «non vi è alcuna ragione per la quale l’Italia, a prescindere dell’esito dell’analogo lavoro svolto in Francia, in applicazione del programma concordato dall’attuale maggioranza parlamentare, non ridiscuta integralmente il progetto». Il primo agosto ha quindi ribadito: «Il governo potrà agire una volta verificata l’utilità delle singole opere e la loro sostenibilità nel contesto attuale, e potrà anche valutare l’eventuale vantaggio e gli eventuali costi di tutte le alternative che saranno ipotizzate, compresa quella di recedere dalla prosecuzione dell’opera». Come per il caso Ilva, il governo non indica alcuna strada che intende seguire, rimandando a una più generale ridiscussione. Tuttavia, alcune opere sono già state realizzate e l’opera è già stata modificata più volte.

Lo stato dei lavori si può consultare sul sito di Telt, la società mista italiano-francese incaricata della realizzazione dell’opera. Prima di tutto una precisazione: quando si parla di Torino-Lione si parla, più precisamente, della realizzazione del tratto transfrontaliero tra Saint Jean de Maurienne e Susa, che verranno collegate da una galleria di base di 57,5 chilometri e un tratto non in galleria di pochi chilometri, per complessivi 65 chilometri. L’intero tratto transfrontaliero ha un costo di 8,6 miliardi di euro, il 40% cofinanziato dall’Ue, il 35% dall’Italia e il 25% dalla Francia. Il tracciato è stato definito da un accordo del 2012 che ha superato le intese precedenti, in particolare quella del 2005 che prevedeva un maggior numero di chilometri di tunnel. La lunghezza complessiva della Torino-Lione è invece di 260 chilometri. Le tratte che collegano le due città devono essere realizzate dai rispettivi Stati all’interno di un disegno complessivo denominato “Corridoio 5” che avrebbe dovuto collegare Lisbona a Kiev e che ha subito numerosi stop e ritardi a causa della crisi economica.

LE OPERE GIÀ REALIZZATE IN ITALIA E IN FRANCIA

A febbraio del 2017 è stato terminato il tunnel geognostico di Chiomonte, il cui costo è di 173 milioni di euro e che ha permesso di raccogliere dati fondamentali per la realizzazione della galleria di base. Sul fronte francese è stato invece realizzato solo a metà (al 31 luglio) il tunnel geognostico di Saint-Martin-La-Porte che avrà una lunghezza di nove chilometri e che è nell’asse e del diametro della futura galleria di base. Di fatto, è un “pre-tunnel”. Il costo di quest’opera è di 391 milioni di euro. Non sono invece ancora stati assegnati i lavori di appalto della galleria di base vera e propria. In una nota del 31 luglio, rispondendo a indiscrezioni di stampa che parlavano di lavori stoppati, Telt ha specificato che il bando per lo scavo del tunnel di base della Torino-Lione sul versante francese, del valore di circa 2 miliardi di euro, «è previsto da planning entro l’estate» e che «in questo momento si stanno completando le valutazioni tecnico-giuridiche in vista della pubblicazione degli appalti sulla Gazzetta Europea». Telt, viene poi aggiunto, «come da programma concordato con l’Unione europea dai due Stati, sta lavorando alla pubblicazione di bandi per la realizzazione della sezione transfrontaliera della Torino-Lione per un totale di 5,5 miliardi di euro entro il 2019». Telt sostiene che è stato già realizzato il 10% degli scavi e assegnati il 20% dei 115 chilometri complessivi di gallerie (57,5 per parte).

 

I COSTI PER FERMARE I CANTIERI

I due cantieri già aperti hanno un valore complessivo di oltre 500 milioni di euro, in parte finanziati dall’Unione europea. Se è vero che non cisono penali nei confronti dell’Europa, l’Italia dovrebbe comunque restitituire i soldi dei lavori inutilmente realizzati a Parigi e Bruxelles. Secondo una stima di Repubblica, i soldi già spesi sono però di più: circa 1,7 miliardi di euro, tenendo conto anche di altre spese rispetto agil scavi (direzione lavori, studi etc.). Poiché stiamo parlando di tunnel in mezzo alla montagna, ci sono dei costi di messa in sicurezza e di chiusura che sarebbero comunque a carico del Paese. Secondo Paolo Foietta, commissario per il governo per la realizzazione dell’opera, nominato nel 2015 e ancora in carica, l’eventuale recesso dagli accordi per costruire la Tav Torino-Lione «avrebbe effetti inediti e costi enorme di complessa quantificazione» e il solo «costo diretto complessivo da restituire a Ue e Francia risulterebbe senz’altro superiore a due miliardi». In realtà le aziende non possono chiedere risarcimenti per ritardi o sospensioni. come specificato dalla Finanziaria del 2010. Potrebbero, tuttavia, muoversi le amministrazioni locali e la Francia. Mentre a livello europeo potrebbero essere richiesti rimborsi solo per i fondi già distribuiti nella cornice dell’attuale bilancio.

Da: Lettera 43

 

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