Mia mamma ha novant’anni.
Si è rotta il femore e il suo aneurisma è totalmente fuori controllo. Responso: prima interveniamo sull’aneurisma e poi, dopo un tempo adeguato, operiamo il femore a meno che non si rinsaldi da solo, capita.
Questa è la linea decisa dallo staff medico. E per una volta sono contento di essere italiano.
Sì, perché se fossi inglese, lo staff mi avrebbe detto: i costi sono superiori al beneficio del prolungamento della vita di sua mamma e quindi gliela rimandiamo a casa, così potrà spirare nel conforto dei cari e del portafoglio dello Stato inglese.
E la chiamano civiltà. Sia ben chiaro: io non sono per l’accanimento terapeutico, ma se uno mi dice che vuol vivere, devo rispettare il suo volere. Oppure, e sarebbe ancora più civile, diamo a tutti gli uomini della terra le stesse cure, le stesse medicine, gli stessi ospedali e quando finiscono i soldi, finiscono per tutti.
Sì, perché gli inglesi non la opererebbero come struttura pubblica, poi, come privato, se paghi, invece dei punti ti fanno anche l’orlo a giorno.
E questa è la vera barbarie, questa non è civiltà: è razzismo e schiavitù, la peggiore, perché non sei schiavo per la violenza di un altro, ma per la mancanza di soldi dello Stato. Gli stessi soldi che :
NON pagano tasse nei paradisi fiscali, ma se abbiamo invaso l’Afganistan, non possiamo fare guerra alle Virgin Islands o a S. Lucia o a tutti i paesi della black list, o almeno dichiarare l’embargo?
NON pagano le tasse se sono dell’economia sommersa o dell’evasione fiscale interna, fatta di trucchi e false fatture di false società che compaiono e scompaiono come sogni –o incubi-
NON pagano adeguate tasse, circolando e cambiando nome in millisecondi per le cosiddette operazioni finanziarie
NON pagano le tasse perché sono mazzette che magari servono a far comprare agli ospedali dei materiali, pagando dieci quello che da altre parti costa uno.
E basta ! Basta con tutte le balle che raccontano: che mancano i soldi, che i costi sono insostenibili. Il tempo ci condanna a diventare vecchi e quindi dobbiamo pretendere, per altri oggi, per noi domani, che ci sia assicurata dignità. Senza, non c’è civiltà, ma solo sopraffazione o meretricio.
Dell’ultimo dico: non pensando solo a quello fisico, ma soprattutto a quello morale o intellettuale, quello per cui se oggi io ti faccio un piacere, tu domani me ne sarai riconoscente.
La riconoscenza dei potenti è lo sterco in cui affoghiamo.
Possiamo pensarla come vogliamo e votare chi vogliamo, ma la prima cosa da verificare è quanto quelli a cui facciamo riferimento hanno fatto, o non faranno, per darci dignità. E per favore, non sia dignità pallonara o sportiva in genere.
L’inno, la bandiera, sono veri se sono sentire di popolo e non specchietto per le allodole.
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