I buchi di Arpav

ArpavIl deficit di quasi 30 milioni di euro accumulato da Arpav non può essere completamente imputato all’ex direttore generale dell’Agenzia.

Andrea Drago ha molte responsabilità, come ha rilevato la commissione d’inchiesta del Consiglio regionale.

Tuttavia, evidenzia il capogruppo di Verso Nord, Diego Bottacin, sarebbe una semplificazione riduttiva e una sostanziale assoluzione degli organi politici di programmazione e controllo attribuire all’ex direttore l’insieme della gestione deficitaria di Arpa Veneto.

Appare banalizzante e poco credibile che una sola persona, pur in posizione apicale, possa avere agito individualmente impegnando l’Agenzia in investimenti avventati e ricorrendo a onerosi contratti di servizio di tipo “global service”, senza un chiarissimo avvallo politico.

La commissione consiliare ha sottolineato infatti come le decisioni di investimento non fossero sempre “adeguatamente motivate”, ha rilevato che “la struttura delle fonti di finanziamento degli investimenti è risultata generalmente inidonea e sbilanciata, facendo emergere l’insufficiente importo complessivo delle fonti a medio/lungo periodo utilizzate”.

Paradigmatico in questo senso, ricorda Bottacin, «il ricorso continuativo a contratti preliminari di compravendita di cosa futura per l’acquisto delle sedi». Con questa procedura veniva evitata la gara d’appalto per assegnare la costruzione dell’immobile al miglior offerente e porta l’ente a rivolgersi arbitrariamente ad un singolo costruttore. Sembra che la fantasia dei nostri amministratori si sia sbizzarrita pur di evitare il ricorso alle procedure di mercato, ovvero alle gare.

I conti non tornano neppure sul versante dell’acquisto di servizi. Con i cosiddetti contratti global service l’Arpav otteneva da un unico fornitore servizi tra loro molto diversi per natura, tipo di prestazione e professionalità richieste. La commissione ha appurato che la gestione di questi contratti ha offerto elementi di insoddisfazione e sensibili incrementi di costi che hanno peggiorato una situazione finanziaria già critica. Difficile pensare che tutte queste azioni combinate siano imputabili unicamente all’ex direttore generale Andrea Drago non rispondesse a una precisa linea strategica…

In effetti, non è possibile assolvere dalle responsabilità le giunte che si sono succedute in questi anni. Da quella guidata da Galan dal 2000 al 2005 a quella successiva in cui in cui Zaia ha avuto un ruolo importante.

Infine, la discontinuità della giunta Zaia dal 2010 è più a parole che nei fatti.

Queste Giunte hanno di fatto avallato la gestione di Arpav che ha portato all’attuale deficit di circa 30 milioni di euro. In sede di Commissione, ricorda Bottacin, «abbiamo appurato come il sistema di controlli sia poco trasparente, poco efficace e poco efficiente. Il consiglio regionale non è stato adeguatamente informato quando si era in tempo di porvi rimedio di quanto accadeva in Arpav, né i bilanci dell’Agenzia sono mai stati pubblicati sul Bur, violando così la legge regionale 39 del 2001».

Il dato politico rimane ancora una volta che la regione guidata da quasi 20 anni dai politici a parole più liberisti d’Italia è quella che sistematicamente viola le regole del mercato e, quando può, evita come la peste il ricorso alle gare d’appalto nella fornitura di beni e servizi.

Stiamo parlando dello stesso sistema adottato nel tempo con la Mantovani.

http://www.versonord.eu/2.5/news/374-i-buchi-di-arpav

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