Chiunque dissenta dalla “narrazione” renziana, ma storytelling è più cool, più trendy, insomma più fico, viene accusato di essere un gufo. Ora occorre dire che i gufi hanno una vista eccellente, cioè vedono lontano, oltre ad un eccellente udito che li guida nella caccia, soprattutto notturna, mentre i politici si guardano il portafoglio o la poltrona e hanno finora guidato il Paese come ubriachi. Pertanto non è da considerarsi negativamente l’appellativo di gufo. La narrazione renziana dipinge un Paese in ripresa e che sprizza ottimismo. E’ vero che c’è una ripresa dopo anni, anche se debole, e che il governo fa riforme, anche se sovente nello stile da sbronzi che caratterizza la politica italiana. E’ vero che Renzi è lo storyteller italiano di più rapido successo. E’ vero che è un grande narratore come tutti i leader di successo e come loro crede più in se stesso, che nella democrazia, pratica che contiene, lo riconosciamo, notevoli quantità di mediocri e mediocrità, nonché consistenti perdite di tempo. Però il gufo non ha scordato di notare che la ripresa è congiunturale, legata cioè a fattori contingenti: basso costo del petrolio, inondazione di liquidità e rafforzamento del dollaro a 1,50 contro euro a 1,13. Guardando lontano, il gufo ha notato che queste condizioni non permarranno all’infinito e che noi ci appoggiamo totalmente alla vecchia economia e alle esportazioni, mentre siamo fuori dall’economia internet, dalle biotecnologie, dalla farmaceutica, dalle intelligenze artificiali, ecc..Quando ci siamo, le aziende non raggiungono la massa critica necessaria e vengono vendute, vale anche per la vecchia economia, vedi i gelati Grom. Abbiamo pochi grandi gruppi e nell’ultimo anno abbiamo perduto Pirelli e Italcementi, il prossimo anno perderemo Telecom, per non citare la vendita Ansaldo e quelle di eccellenti gruppi di medie dimensioni. Siamo in attesa di veder partire Esselunga, il patron è gagliardo, ma novantenne. Ora nel mondo si compete producendo al costo più basso, era quello che facevamo prima del crollo del muro, oppure facendo ciò che gli altri non fanno, purtroppo stiamo perdendo terreno in entrambi i campi. Il boom delle nuove aziende nasce dove vi sono Università di grande livello, la Silicon Valley nasce da Stanford, le biotecnologie dal Mit. La nostra scuola è vecchia e la riforma, non ha cambiato nulla, solo inserito insegnanti impreparati alla competizione globale. La disoccupazione, in particolare giovanile, con questo modello diverrà strutturale e le famiglie, dovendo sopperire alla mancanza di lavoro, non schiacceranno l’acceleratore dei consumi. Infine un’economia manifatturiera deve comprimere salari e forza lavoro, per restare competitiva. Riassumendo: Renzi e grande, la ripresa c’è, ma la macchina statale fa schifo, costa un patrimonio e chi ci governa cammina guardando indietro. Per questo restiamo gufi.
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