Governo Monti, siamo già sgonfi?

mario montiPartito con il piglio del salvatore della Patria, tanto da arrivare a definire la sua manovra” salva Italia”, il Prof. Senatore Monti si è invischiato in incontri con i sindacati, come un politicante qualsiasi. Diciamolo chiaro: concertare con i sindacati le tasse o le pensioni di tutti gli italiani, la maggior parte dei quali non è neppure iscritta, non è solo un metodo vecchio ed inefficace, ma pure ingiusto.

Durante la sua conferenza stampa, con tono sobrio era partito dai costi della politica, annunciando l’ abolizione sostanziale delle Province e i tagli alle indennità dei parlamentari, mossa politicamente abile, ma non vera. Province e tagli per il momento sopravvivono, resta per ora il risparmio del suo stipendio di primo ministro, che già Berlusconi non percepiva e pertanto non è neppure un risparmio. Poi, vista la revisione al ribasso della crescita del Pil, la manovra non salverà neppure l’Italia: se non si taglia la spesa, ne occorrerà un’altra, visto che dubitiamo delle promesse riguardanti le privatizzazioni. Una politica che non riesce a ridurre i suoi scandalosi privilegi, non rinuncerà di certo al bacino di soldi e potere delle aziende pubbliche nazionali e locali. Del resto il caso Finmeccanica insegna qualcosa, un governo serio doveva impedire che l’ex presidente fosse lasciato a casa con una gratifica milionaria. Ti credo che poi gli operai licenziati da quel gruppo, danno di matto. Certo Monti ha avuto pochi giorni per studiare la manovra, ma tanti professori non potevano non capire che fatta così, è recessiva e nel tempo lungo inutile, perché senza tagli, la recessione ridurrà le entrate fiscali ed il pareggio sfumerà . Però non ci aspettavamo che il premier finisse subito impantanato tra partiti e sindacati. Una maggior sobrietà di annunci sarebbe stata opportuna, associata ad un maggior coraggio, altrimenti il governo tecnico rischia di essere travolto, come il precedente, dal balletto delle modifiche e soprattutto dai mercati. Il credito di Monti sarà pure grande, ma gli investitori guardano i numeri e se ne fregano della sua sobrietà, delle chiacchiere di Passera, per non parlare delle lacrime della Fornero.

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